Anche a novant'anni ci si può mettere in viaggio dall' Argentina e venire in Europa a trovare gli amici di una vita. È il caso di Antonio Alexandre che questa soglia di età importante l'ha valicata nel marzo scorso e, nonostante l' età avanzata, mostra una grande vitalità e fiumi di energie, mantenendosi attivo sia fisicamente che mentalmente. A Capannori è venuto a far visita ad Ivano Fanini, il patron di Amore e Vita, per ricordare quegli anni che lo resero felice, legati alla giovinezza ma anche al ciclismo, perché Alexandre ha vissuto una vita dedicandosi alle due ruote, per poi fare l' imprenditore. È stato per un ventennio anche presidente della FCA, Federazione ciclistica nazionale argentina, carica ricoperta oggi da Giorgio Chica e diversi anni commissario tecnico della prima squadra nazionale. Lo incontriamo e comunica a voce alta in maniera esuberante, vivace e incontenibile ma con grande decisione nel parlare di ciclismo.
"Perché sono qua a Capannori? -inizia il suo racconto- sto facendo un giro d' Europa e fra i miei itinerari non poteva mancare la visita a Fanini. Forse voi in Italia non lo sapete ma Fanini è il dirigente ciclistico europeo più conosciuto in tutta l' Argentina. I primi argentini espatriati li portò in Italia a correre per le sue squadre. Stiamo parlando di Daniel Efrain Castro che approdò a Capannori nel 1989 correndo per la Pepsi Fanini e nel biennio 1990-91 con Amore e Vita, mio figlio Marcelo Oscar Alexandre (1989 Pepsi-Fanini e 1990 Amore e Vita) e Federico Vivas (Amore e Vita-Prodir nel 2019). Sulla loro scia fecero altrettanto una ventina di atleti fra i quali Labatte, Trillini, Matesevach e Bernard. Conobbi Fanini nel 1975 a Mendoza in una corsa ciclistica, quando venne a fare visita a suo zio dal nome omonimo. Era in viaggio di nozze con sua moglie Maria Pia Berti. Mi colpì la sua passione e la sua competenza ciclistica. Gli presentai miei connazionali e divenne anche C.T. della nazionale argentina per un triennio a cavallo fra gli anni 70 e 80, oltre a conservare le sue squadre in attività."
Anche lei Alexandre è stato un corridore.
"Sono stato pluricampione argentino vincendo 14 titoli in varie discipline su pista, ed uno fra i primi sudamericani ad aver vinto nelle Sei Giorni. Settanta anni fa ebbi anche l' onore di correre una Sei Giorni nella mia nazione vinta dall' immenso Fausto Coppi. Ai Giochi Panamericani nel 1959 conquistai la medaglia di bronzo nell' inseguimento a squadre. Ho partecipato alle Olimpiadi di Melbourne nel 56 nella gara su strada che laureò campione Ercole Baldini e ai mondiali di Berna nel 1961."
L'Italia è storicamente una nazione fondamentale per il ciclismo tanto da attirare giovani da tutto il mondo. Ivano Fanini con le sue squadre ha ospitato a Segromigno Piano dove avevano sede le sue società ciclistiche, tanti ragazzi quando il comune di Capannori era una meta per coloro che sognavano di emergere e farsi conoscere a livello internazionale. La sua sede era diventata una scuola ciclistica per ragazzi di 47 nazionalità, caso unico al mondo per qualsiasi disciplina sportiva. Iniziavano la trafila dilettantistica con Fanini disputando anche il Giro d' Italia, per poi lanciarsi nel professionismo, sempre con le sue squadre.
Antonio Alexandre vive a Buenos Aires, è circondato dall' affetto di tre figli: Graziella di 65 anni, Marcelo Oscar di 62 anni, anche lui ex corridore (fu campione del mondo nel Chilometro da fermo nell' 81 in Germania) e Sebastiano di 50 anni. Ha tanti nipoti ed è diverse volte bisnonno. Gestisce un' azienda che opera nel rispetto dell' ambiente e della salvaguardia del territorio rivolta al miglioramento continuo per l' ecologia, in otto sedi diverse.
In visita al Museo Fanini è rimasto colpito dai cimeli e dalle foto conservate in oltre 50 anni di storia ciclistica Fanini.
"Mai vista prima d' ora una così vasta documentazione sulla storia del ciclismo, ricordata con cimeli e foto storiche. Penso non esista da nessuna parte una collezione di ricordi così importante come quella in mostra nel Museo Fanini che ha sede a Lunata."
LA CRISI DEL CICLISIMO CHE COINVOLGE ARGENTINA E ITALIA
Nonostante il ciclismo rimanga uno sport radicato nella cultura italiana ed ancora fra i più popolari, cala sensibilmente di numero di praticanti dai giovanissimi alle categorie superiori. Una cadenza che non accenna a migliorare. Ad incidere è diffusa l' opinione che sia la paura dei genitori di questi ragazzi per la sicurezza in strada dovuta anche al sensibile aumento del traffico nel tempo e questo aspetto ha portato ad un cambiamento nelle abitudini dei più giovani.
"Anche in Argentina sta succedendo la stessa cosa-conclude l' ex presidente FCA- anzi, forse in maniera ancor più allarmante. Le strade sono troppo pericolose ed anche in alternativa aggiungerei che i giovani non trovano strutture protette e adeguate ad allenarsi e gareggiare in sicurezza. In Argentina sono poche anche le gare programmate nel calendario dalla federazione."
Ivano Fanini-Antonio Alexandre. Dopo quasi mezzo secolo si ritrovano a parlare di quei tempi quando ebbe inizio lo sviluppo del ciclismo argentino. Il dirigente capannorese è stato l' artefice principale a questo movimento e l' Italia ciclistica grazie a lui divenne un punto di riferimento nella nazione sudamericana. Alexandre proseguiva il suo itinerario per Barcellona, ultima tappa prima del suo rientro a Buenos Aires, con la promessa di ritornare a Capannori il prossimo anno.