Un incontro cercato, voluto e realizzato. Stefano Tomasini si è recato nella sede di Amore e Vita per rivedere Ivano Fanini a distanza di 30 anni e ricordare il triennio più bello della sua carriera ciclistica, purtroppo durata a livello professionistico soltanto quattro anni, tre dei quali in maglia Fanini, quella maglia che rimane l'unica con la quale ha vinto corse prestigiose e varie classiche: la più importante la classifica finale della maglia bianca che premia il miglior giovane al Giro d' Italia 1988 con i colori della Fanini-Seven Up, l'unica mai più conquistata né dal team capannorese, né tanto meno dal ciclismo lucchese che ha avuto soltanto nel Team Fanini la sua unica storica squadra professionistica che ha partecipato e vinto con diversi corridori nella corsa rosa. Rispecchiando il carattere dei bergamaschi, l'ex campione di Fanini sentiva dentro di sé quell' affettuosa nostalgia familiare e quella sensibilità che trae forza dal suo passato che a livello ciclistico raggiunse il culmine nel triennio 1987-1989 nei suoi trascorsi capannoresi.
"L'incontro con Fanini - dice - ho capito all'istante che era un obiettivo comune. Nel momento che ho varcato la soglia del suo ufficio mi ha subito manifestato il suo immutato affetto. Capannori è stata la mia casa ed il motivo per cui mi sono sposato con mia moglie Gloria Riva, per cui farà sempre parte dei miei ricordi più belli e non soltanto a livello sportivo."
Si spieghi meglio.
"Dissi a Gloria quando eravamo fidanzati che l'avrei sposata dopo aver vinto la prima corsa da professionista. Il 4 aprile mi aggiudicai la prima prova e la classifica finale del Trofeo dello Scalatore istituito dall'RCS per dare risalto agli scalatori e mantenni la promessa. Il momento più felice della mia vita. Un legame con mia moglie che è sempre andato avanti e che tutt'ora regge felicemente. Dalla nostra unione nacquero le nostre uniche figlie Annalisa che ha oggi 33 anni e Barbara che ne ha 26. Ringrazierò per sempre Fanini che mi dette l'opportunità di passare professionista e di vincere subito diverse corse. Un esordio per me a gonfie vele con il ciclismo che conta. Sempre nell'87 mi aggiudicai l'undicesima tappa e la classifica finale dell'Herald Sun Tour in Australia e vedevo ad un tratto premiati i miei sacrifici sostenuti in età giovanile per sfondare nel ciclismo. Ricordare quei momenti e le gioie vissute sono sensazioni positive, emozioni e sentimenti che fanno parte della mia vita."
Per la cronaca il Sun Tour è una corsa antica la cui prima edizione si svolse nel 1952 e vide vincitore l' australiano Keith Rowley. Dopo Tomasini fu rivinto dal Team Fanini nel 2004, diciassette anni dopo, con lo svedese Jonas Ljungblad in maglia Amore & Vita-Beretta, che fu una fra le prime squadre italiane a parteciparvi sviluppando i valori del ciclismo europeo tanto che arrivarono a parteciparvi ed a vincerlo anche grandi campioni come Chris Froome (2016). Il ciclismo australiano è oggi molto importante a livello mondiale avendo sfornato campioni come Jai Hindley e Michael Matthews tutt' ora in attività oltre a Cadel Evans, vincitore del Tour de France nel 2011.
Un episodio curioso che mise in evidenza le qualità di Stefano Tomasini in salita, si registrò il 27 maggio 1987 in occasione della sua prima partecipazione al Giro d' Italia nella tappa da Terni al Monte Terminillo.
"Si non potrei dimenticare quella tappa - dice Tomasini - in quanto i leader della classifica lasciarono andare una fuga di un gruppetto nel quale c'ero anch'io. Si raggiunse un vantaggio di circa 4 minuti e per un tratto sono stato idealmente maglia rosa. Mi avvantaggiai sul gruppo dei miei compagni di fuga ed affrontai la salita finale del "Terminillo" sollevato sempre sui pedali a causa di un problema meccanico che ebbi per la rottura del tubo piantone su cui è integrato il canotto reggisella. Il vantaggio accumulato svanì, ma senza quel problema meccanico avrei potuto forse registrare una grande impresa."
LA CONQUISTA DELLA MAGLIA BIANCA AL GIRO D' ITALIA 1988
L'allora ventiquattrenne ciclista di Gandino, piccola frazione comunale in provincia di Bergamo, si appresta a disputare il suo secondo giro d' Italia in maglia Fanini, più precisamente con la Fanini-Seven-Up. Le attese sono tante su di lui, dopo il felice esordio con il professionismo l' anno precedente quando si era distinto per personalità e resistenza alle grandi salite, mettendo in mostra le sue doti di scalatore. Mantiene fede alle attese ed approfondisce le sue intese con il suo D.S. Franco Gini (prematuramente scomparso nel 2016 all' età di 63 anni ndr), facendosi trovare pronto a recitare un ruolo di primo piano in diverse tappe dolomitiche tanto da conquistare la maglia bianca come miglior giovane, la prima e unica nella storia ultratrentennale del Team Fanini e classificandosi al nono posto della classifica finale di una edizione vinta dallo statunitense Andrew Hampsten. Quella maglia bianca assieme al body che Tomasini ha donato a Fanini sono esposti nel museo di Lunata e rimarranno cimeli storici fra i più importanti conquistati nelle centinaia di vittorie nella storia della squadra ciclistica radicata nel Comune di Capannori che con Fanini in quegli anni passò alle cronache nazionali e internazionali come mai più si è registrato a livello sportivo fino ad ora. Tomasini nel 1988 si impose anche nella cronoscalata della Futa-Gastone Nencini e nella 2.a prova del Trofeo dello Scalatore. Le grandi squadre del ciclismo internazionale cominciavano a conoscerlo ed a seguirlo perché stava raggiungendo la piena maturazione ed il suo picco fisico ed atletico.
IL SUCCESSO DI ROVERETO NELLA SECONDA TAPPA DEL GIRO DEL TRENTINO 1989
Nel 1989 Tomasini va a segno nella 2.a tappa del Giro del Trentino Rovereto-Rovereto. Poteva fare il bis vincendo anche la classifica finale al termine di tre sole tappe, ma a togliergli la maglia di leader fu un suo compagno di squadra: Antonio Santaromita proprio nell' ultima frazione.
"Fu una nostra scelta - conclude Tomasini - Un gioco di squadra dal momento che essendo leader della classifica mi attaccavano da tutte le parti e non disponevo di una squadra in grado di tamponarli. Allora decidemmo con il d.s. Gini di favorire il nostro compagno di squadra Santaromita per portare a casa il trofeo come Pepsi Cola-Fanini. La tappa finale fu vinta da Daniele Pizzol mentre il Giro fu nostro e vide premiato Santaromita che precedette nella classifica finale di 43 secondi Claudio Chiappucci e terzo fu Luca Gelfi a 58 secondi. Ottimo il nostro bilancio come Pepsi-Fanini con un successo di tappa e la conquista del Giro."
Nel 1990 per l'ex ciclista bergamasco arriva la grande occasione. Lo ingaggia una squadra di grandi potenzialità come la Malvor di Dino Zandegù, trovandosi come compagni di squadra Giuseppe Faresin, Roberto Pagnini e Gianluca Pierobon. Però non riesce a raggiungere il successo sperato, deludendo le aspettative dei tifosi e di tanti esperti di ciclismo. Si verificarono in lui problemi di mentalità e soprattutto difficoltà di adattamento ad una squadra più competitiva, che però a fine stagione si sciolse. Alla base possono avere influito incomprensioni con il suo nuovo Diesse ed il distacco da Fanini gli creò molte difficoltà. In più ad aggravare la sua condizione fisica si presentò in lui un'ulcera gastrica che associata ad un gonfiore addominale ne limitò le performance alle gare. Venivano a mancargli anche i sostegni morali che il dirigente capannorese costantemente gli forniva. Attaccò la bicicletta al chiodo per tirarla di nuovo fuori, sia pure a livello dilettantistico, nel biennio 91-92 dedicandosi alle gare di MTB, correndo per una squadra parmense presieduta da Alessandro Paganessi, vincendo tre gare internazionali e continuando a guadagnarsi lo stipendio. Un incidente con conseguente rottura della clavicola e limitazione nei movimenti del braccio lo costrinse al suo secondo ritiro, ma questa volta definitivo. Cambiò completamente settore lavorando per un trentennio in una officina meccanica siderurgica a Grassobbio, attività che esercita tutt'ora all' età di 62 anni in attesa di arrivare alla meritata pensione. Non ha saputo resistere al distacco totale dalla bicicletta e da un paio di anni corre nella squadra amatoriale Izata di Clusone presieduta da Stefano Scandella. Il poco tempo libero che gli concede la sua attività lavorativa lo ha limitato negli allenamenti ed insegue la soddisfazione di tornare a vincere sia pure ad età avanzata nelle categorie amatoriali che sono oggi sempre più competitive.