Sapientemente annidato dietro le mie finestrelle undici metri sopra le Mura, di fatto invisibile, ben poche delle modeste trame che si dipanano lungo l’arco dell’arborato cerchio a disposizione dei miei occhi possono sfuggirmi. Non la giovane coppia adolescente che, in pieno orario scolastico, si balocca più o meno amorevolmente e passeggiando appare e scompare tra i tronchi e il fogliame nuovo e rigoglioso della cortina degli alberi. Un ragazzo e una ragazza ancora adolescenti parlano fitti fitti. Tra loro si coglie una certa tensione, non dovuta, presumo, a motivi scolastici: sembrano piuttosto schermaglie amorose. Ecco, lei alza la voce, si blocca, si allontana dal suo accompagnatore. Non distinguo le parole, ma non mi sembrano benevole. Lui perplesso resta fermo. Ecco, quella reazione non se l’aspettava. Segue la fanciulletta e cerca di prenderla sottobraccio. Lei, ruvida, si scosta. Lui insiste. La ragazzetta sembra rendersi più disponibile, ma non gli permette di avvicinarsi più di tanto, meno che mai di toccarla. Torna ad alzare la voce che concitata, stentorea, giunge sino alle mie orecchie. Quale sarà l’oggetto del contendere? Ovviamente, per solidarietà di genere, tifo per lui che vedo così mite e remissivo… Alla mia memoria di ex insegnante di letteratura tornano tre versi di Dante: “Perché ti vedi giovinetta e bella / tanto che svegli ne la mente Amore / pres’hai orgoglio e durezza nel core.” Ma lasciamo i due giovanissimi alla loro scaramuccia quasi d’amore e ai faticosi esperimenti della vita a due e trasferiamo la nostra attenzione su un signore maturo, pingue, vestito decorosamente che a metà mattina di un giorno feriale, un pensionato dunque, vorrebbe dedicarsi alla preghiera del mattino dell’uomo moderno: la lettura del giornale. Vorrebbe, ma non può. Perché il venticello che spira quasi perennemente sulle Mura glielo impedisce, gonfiandogli le pagine e rendendogli quasi impossibile l’operazione di scorrere almeno i titoli. Comunque, onore al merito di uno degli ultimi esemplari rimasti di “lettori di carta”: vana, però, la sua battaglia per rimettere ordine alla foliazione del suo “Tirreno” o della sua “Nazione” di oggi. Dignitoso si alza, si riassetta, accartoccia il quotidiano mormorando qualcosa d’incomprensibile, e muove alla ricerca di luoghi più riparati.
Gli abitatori mattinieri delle Mura ti sorprendono sempre un po’. C’è il signore anziano che governa la sgambata mattutina di tre o quattro cani di piccola taglia e di razze diverse, sollecitandone a gran voce l’espletamento delle esigenze fisiologiche; non manca il supersportivo che in questo maggio così faticosamente primaverile già a torso nudo e sudato corre veloce e tutto compreso; un gruppo di turisti, quattro o cinque è alle prese con la complicata gestione di un risciò che non vuole saperne di obbedire ai loro comandi: urlacchiano divertititi e speriamo il meglio per loro.
In equilibrio precario sulla scesa delle Mura due addetti dalla pelle più scura assai della mia attivano i frullini per rasare l’erba cresciuta a dismisura nelle prime settimane di primavera. Ne deriva un fracasso infernale quasi insostenibile. Come mai tanto zelo? Immagino che la vulcanica Amministrazione comunale abbia in programma per il prossimo fine settimana qualche evento significativo e bisognevole di sfondi ordinati e scenari opportuni. Insomma, tutto è come deve essere. Il mondo, il mio mondo lucchese, questa mattina è ancora lì, al suo posto. Chiudo le finestre e rientro, rassicurato, nei miei Palazzi.
Il mondo al suo posto
Scritto da Luciano Luciani
Cronaca
24 Maggio 2025
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