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Scritto da aldo grandi
L'evento
26 Aprile 2023

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Vabbè dai, erano solo 98 primavere e il sindaco, in genere, arriva quando sono 100, ma questa volta, trovandosi a passare di lì per la presentazione di un libro a Villa Bottini, ha pensato bene di fare un salto. Sì, proprio così: a pranzo quasi ultimato ecco che, sull'uscio del ristorante di Silvia Pacini e Samuele Cosentino, Gli Orti di via Elisa, è comparso, ma dovremmo dire, piuttosto, apparso nemmeno fosse, realmente, una apparizione, Mario Pardini con quel suo sorriso che trasmette, invariabilmente e inevitabilmente, un sano ottimismo quando, in genere, i politici sanno trasmettere solamente il desiderio di toccarsi gli attributi.

Lei è conosciuta come nonna Dory e non perché abbia avuto chissà quanti nipoti - ne ha avuto solamente uno che, purtroppo, non c'è più - ma perché ha saputo, nel tempo, essere la nonna di bimbi che le hanno sempre voluto un gran bene. Nata il 20 aprile, stesso giorno di un certo Adolf e non è certo una bella scoperta, anno di (dis)grazia 1925, è stata una Piccola Italiana quando essere inseriti nelle organizzazioni giovanili del regime non era solamente un vanto e una occasione di uscire dall'angusto ambiente casalingo, ma, soprattutto, un dovere se non un obbligo.

All'anagrafe fa di cognome Chimenti, livornese di scoglio nata e cresciuta all'Ardenza, anche se non ha mai imparato a nuotare e il mare le piaceva e le piace sì, ma come ha sempre detto mettendo in guardia, Ricordati che quell'acqua non la puoi bere tutta. Cultura orale o anche storia orale, quella che, frutto del buonsenso e anche del buongusto, gli idioti e imbecilli dell'azzeramento di ogni identità vorrebbero cancellare. Lei, del resto, come noi, se ne è sempre fregata continuando a dire e a parlare come aveva sempre fatto anche ai tempi in cui, sul balcone di Palazzo Venezia, c'era un certo Benito che, come tutti sanno, finì, poi, appeso a testa in giù in quel di piazzale Loreto a guerra ormai terminata.

Mai stata fascista, mai avuta nostalgia di quei tempi se non per il fatto che gli italiani erano, realmente, orgogliosi di esserlo e di aver trovato qualcuno, il duce appunto, che sapeva farli sentire tali. Peccato, poi, per quel tradimento che li portò nella disgraziata guerra con i tedeschi - una razzaccia maledetta ha sempre aggiunto - e alla distruzione-devastazione dell'Italia. Sfollata a Casale Marittimo durante il conflitto, con il padre che faceva su e giù da Livorno in bicicletta portando con sé il cibo per la famiglia, ne ha viste di cotte e anche di crude, ma è sempre rimasta uguale a se stessa, consapevole che la vita, se non la accetti e provi ad affrontarla senza volerla a tutti i costi sfidare e combattere, magari succede che ti regala una vita, se così si può dire, tranquilla fino alla fine dei tuoi giorni. Così è stato. 

E' stato scelto il 25 aprile, non certamente per una ricorrenza di carattere storico tantomeno politico, per celebrare la sua festa, quei 98 anni che la avvicinano sempre di più ad un traguardo che, lustri fa, sarebbe stato impensabile anche solamente ipotizzare. Una festa che l'ha vista circondata dall'affetto di molti parenti e qualche amico per non parlare dei tanti che avrebbe avuto se avessimo avvisato tutti, il tutto per una persona che non ha mai avuto un solo nemico, probabilmente perché non se li è mai andati a cercare.

Samuele Cosentino l'ha accolta seduto al suo pianoforte dove ha suonato qualche motivo dopo aver depositato su ogni coperto un dépliant-menu con impressi sia il volto della festeggiata sia il numero 98. 

Tanti regali e altrettanti fiori, un menu da favola preparato dalla cucina di Cosentino, una torta alla frutta del maestro Ademaro Cordoni della pasticceria Pinelli e un'atmosfera lieta che ha commosso un po' tutti e che fa capire come, realmente, la vita sia un soffio che passa d'un fiato e lascia dietro di sé rimpianti e rimorsi sparsi un po' qui e un po' là. Il problema, casomai, è esserne coscienti. E mentre si stava celebrando l'evento, è giunta la tragica notizia della morte di un amico e collega, Giuseppe Bini, che se ne è andato alla giovane età di 48 anni lui sì per colpa di quella maledetta SLA che non gli ha lasciato scampo.

Tornando alla Dory, viene in mente il successo di quell'articolo con tanto di foto, seguito alla scritta comparsa sul muro del liceo artistico di via Fillungo anni fa: Aldo Grandi figlio di puttana. Le dicemmo, su due piedi, di vestirsi e seguirci che saremmo andati a fare uno scherzo di quelli che ci piacciono tanto. Così, una volta in via Fillungo, avvisammo Claudio Tosi che venne a scattarci la foto che ritraeva madre e figlio con tanto di cartello con su scritto Madre di Aldo Grandi tenuto con le mani e in bella vista proprio dall'anziana signora. Labronici si nasce, non si diventa.

Tutto lo staff del ristorante con Cosentino in testa ha contribuito a rendere questa giornata un giorno speciale, uno degli ultimi a disposizione, presumibilmente, ma, in fondo, che senso ha guardare indietro?, piuttosto guardiamo avanti e domandiamoci se, per caso o per volontà divina ché, in fondo, sono poi la stessa cosa, sarà possibile ritrovarsi ancora qui, medesimo luogo, medesima gente, anche nel 2024 e, soprattutto, nel 2025 quando non basterà tutto il ristorante ad accogliere l'evento centenario. 

Al momento godiamoci questo ennesimo traguardo superato. 

Foto Ciprian Gheorghita

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