Anno XI 
Venerdì 19 Settembre 2025

Scritto da Redazione
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19 Settembre 2025

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Nuovo appuntamento sabato 20 settembre (ore 21) al Teatro “I. Nieri” di Ponte a Moriano con la decima edizione del Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano, rassegna che vede protagoniste sedici compagnie provenienti da altrettante regioni vincitrici delle selezioni svoltesi nel 2024, in lizza per aggiudicarsi il “premio dei premi” della F.I.T.A. La manifestazione, realizzata nell’ambito di ViviLucca, è una collaborazione tra Teatro del Giglio Giacomo Puccini e F.I.T.A., con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Lo spettacolo che andrà in scena il 20 settembre, interpretato da Fabrizio Perrone e realizzato dalla Filodrammatica Orenese (Lombardia), è tratto dal celebre monologo Novecento di Alessandro Baricco: narra la storia di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, che ogni sera si esibiva sul Virginian, un piroscafo che faceva la spola tra Europa e America con il suo carico di miliardari, di emigranti e di povera gente. Si diceva che la sua musica fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso.

I registi Fabrizio Perrone e Mattia Nodari hanno abbandonato ogni pretesa di realismo, optando per pochi supporti di legno che nel corso del monologo si trasformeranno, si plasmeranno, muteranno con l’obiettivo di creare diversi oggetti e ambienti. Nella lettura registica di Perrone/Nodari, il personaggio Novecento abbandona la sua genialità fanciullesca per riappropriarsi, nello struggente monologo finale, di quell’umanità cruda e adulta propria di chi non è stato capace di scendere dalla nave della propria vita.

Le informazioni sugli spettacoli saranno consultabili sulle pagine Facebook della F.I.T.A. regionale @fitatoscana e provinciale @fitalucca, e su quella del Gran Premio del Teatro Amatoriale @granpremioteatro.

I biglietti - € 5,00 (gratuito per i tesserati F.I.T.A. e per i giovani under 18) – sono in vendita alla Biglietteria del Teatro del Giglio e, prima dello spettacolo, direttamente al Teatro I. Nieri.

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Negli anni Ottanta, sui giornali romani, non era raro leggere una sorta di appello-invito della Chiesa a non contrarre matrimoni tra persone di diversa religione e il riferimento era all'Islam. Era evidente a tutti, anche ai prelati d'Oltretevere, che il rischio di conflitti in famiglia era certo. Era l'esperienza, erano i dati, sia pure ancora pochi, a dimostrarlo. Di fondo, poi, c'era anche la consapevolezza che l'Islam stava prendendo piede un po' ovunque, a cominciare da altri paesi europei come la Francia, il Belgio, l'Olanda, i paesi scandinavi. Nessun allarme fu lanciato, per carità, ma solo un consiglio-avvertimento perché eravamo negli anni Ottanta e in Italia il pericolo era ancora lontano. Oggi, a mezzo secolo di distanza, la realtà è sotto gli occhi di tutti. L'immigrazione incontrollata ha prodotto comunità islamiche che pretendono e impongono le stesse consuetudini che esistono nei loro Paesi e non sono disposte a rinunciarvi indipendentemente da qualunque appello ad una integrazione inesistente. Stiamo assistendo, impotenti, a una sostituzione etnica, culturale, politica e religiosa progressiva. I governanti si sciacquano la bocca con le parole dell'immigrazione irregolare di fronte ad una immigrazione controllata e consapevole. Invece non è così. E' l'immigrazione in quanto tale che mina le fondamenta della nostra società. Se tutta l'Africa si trasferisse da noi che cosa ci resterebbe da fare se non sottometterci o scomparire? Ci meravigliamo se in Emilia Romagna fanno i tortellini senza carne di maiale: ma se in una classe ci sono due terzi o anche la metà di alunni islamici, come puoi pretendere di imporre loro la tua gastronomia? Potrà sembrarvi strano, ma si sta viaggiando verso l'estinzione di tutto ciò che i nostro avi ci hanno trasmesso, a partire dalla storia, dalla cultura, dall'arte, dalla cucina, dalla musica, da tutto. E' la fine incombente...

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