Anno XI 
Mercoledì 20 Agosto 2025

Scritto da Redazione
Confcommercio
27 Aprile 2020

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"Il decreto annunciato domenica sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte segna la condanna a morte definitiva per molte tipologie di attività. Il Governo ci ripensi e anche in fretta: è impensabile per i nostri imprenditori poter attendere fino all'1 giugno per riaprire". 

E' una bocciatura netta e chiara quella che arriva dal direttore di Confcommercio Imprese per l'Italia – Province di Lucca e Massa Carrara Rodolfo Pasquini, riguardo alle ultime novità sull'emergenza coronavirus annunciate da Conte: "Purtroppo – afferma Pasquini – questa è solo la punta dell'iceberg di un problema ancor più grande: il nostro Paese è governato da una classe politica incompetente senza coraggio, visione e rispetto. Il tracollo dell'Italia è vicino, specie dal punto di vista economico. I nostri imprenditori stanno vivendo sulla loro pelle settimane contraddistinte da un enorme senso di responsabilità da parte loro, considerando che molti hanno chiuso prima ancora che glielo imponesse il Governo; di contro però stanno ricevendo da chi guida il Paese solo incertezze, aiuti vaghi e per lo più rimasti sinora solo sulla carta. E soprattutto, la totale assenza di una vera strategia per la ripresa". 

"La misura – insiste Pasquini - è colma: le nostre imprese non ce la fanno più e non hanno la forza per continuare a navigare a vista per un altro mese, La sensazione è che dietro il paravento delle norme di sicurezza anti-contagio si nasconda in realtà l'incapacità di assumere scelte coraggiose e senza precedenti che davvero aiutino l'economia a ripartire. Oltre a mille incertezze normative: le concessionarie d'auto, ad esempio, ad oggi ancora non sanno quando potranno riaprire, ma l'elenco sarebbe lungo. Lo abbiamo detto tante volte: qua in ballo non c'è solo il futuro del tessuto produttivo, che vede nelle piccole e medie imprese il suo motore, ma anche quello sociale e lavorativo. Ma il Governo, incomprensibilmente e drammaticamente, sembra continuare a non capirlo. O peggio ancora, ad ignorarlo". 

"In tutto questo – termina Pasquini – è arrivato il momento che anche la nostra confederazione faccia sentire forte e chiara la sua voce dai più alti vertici nazionali: in queste settimane i nostri principali sindacati, come ad esempio Fipe, hanno battuto più volte i pugni sul tavolo denunciando la drammatica situazione vissuta dagli imprenditori. Ma posizioni altrettanto forti non sono emerse da Confcommercio Italia. Ed è ora di invertire subito la rotta, perché è questo che il mondo del commercio chiede a gran voce".

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