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Mercoledì 17 Settembre 2025
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Scritto da Luciano Luciani
Cultura
19 Dicembre 2023

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Giovedì 21 dicembre, alle ore 16, nella sala Mario Tobino di Palazzo Ducale, l’Università dell’Età Libera di Lucca, Unidel, festeggia il suo trentesimo anniversario. Una data importante e un bilancio di tutto rispetto: oltre 1500 incontri, centinaia di relatori di qualità, una straordinaria messe di argomenti trattati, dalla storia alla letteratura, dalle arti figurative alla musica, dal cinema all’economia, dal teatro alla divulgazione scientifica… Circa l’importanza di tale presenza culturale nella nostra città, ospitiamo un intervento di Luciano Luciani, socio fondatore dell’Associazione nel lontano 1992.

Quando un’esperienza collettiva iniziata trent’anni fa dura ancora e ancora si presenta fervida e propositiva, vuol dire che quelle donne e quegli uomini, allora, seppero intercettare (per sapienza dei tempi? Per felice intuizione? Per caso?) qualcosa di vitale e profondo che si agitava nella pancia della società civile di oltre tre decenni orsono. La caduta del Muro di Berlino e le inchieste giudiziarie passate alla storia col nome di Mani pulite sembravano aver liberato per ogni dove, nel vecchio continente e nel nostro Paese, energie nuove, punti di vista non scontati e sguardi originali, che si andavano a intrecciare con antichi bisogni pure rimasti largamente insoddisfatti nei pochi decenni della democrazia repubblicana come quello della scuola e della cultura per tutti. E fu all’interno di questo rimescolio diffuso e anche confuso tra passato e futuro che si misero in viaggio le donne e gli uomini lucchesi che vollero l’Università dell’Età Libera. Nessuno di loro era anagraficamente giovanissimo, e quindi, resi avvertiti da almeno mezza vita, procedettero con prudenza e saggezza. Scelsero, dunque, di non improvvisare e, sia pure presi dall’entusiasmo di quella novità, ebbero la pazienza -. e l’intelligenza - di attendere e avviare almeno un anno di “prove tecniche di associazione”: per saggiare il terreno tutt’attorno e definire meglio il cosa, il chi, il dove e il quando, e, soprattutto, il perché di quanto si accingevano a promuovere.

Già, per quale motivo adoperarsi per garantire occasioni culturali e di buona qualità a un’ampia platea di “richiedenti conoscenze” coi capelli bianchi o già imbiancati?

Non posso rispondere circa le motivazioni dei miei compagni d’avventura di allora. Certo, personalmente mi è sempre sembrata un’idea splendida quella di un’educazione che non si limitasse ai soli anni scolastici, ma che fosse capace di allargarsi al tempo di un’intera esistenza. Per dirla con le parole di una legge dello Stato, che sarebbe intervenuta solo una ventina d’anni più tardi, valorizzare “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale nelle varie fasi della vita al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale”. Bello, no? E noi, tutti insieme, donne e uomini, più donne che uomini per la verità, c’eravamo arrivati con più di vent’anni d’anticipo. Perché ci rendevamo conto che l’ampliarsi dell’obbligo scolastico aveva appena lambito la storia scolastica di tanti di noi e che, mentre il popolo coi capelli bianchi si faceva via via più numeroso, la sempre maggiore complessità del mondo di fine secolo esigeva, e in maniera urgente, saperi sempre nuovi, competenze aggiornate, abilità adeguate da mettere in pratica nel corpo sociale. L’Unidel e tante esperienze simili alla nostra che già esistevano in tutta Italia o che a breve si sarebbero andate a costituire nascevano da questa esigenza percepita come improcrastinabile: offrire più cultura a tutti, giovani e adulti, fin da subito. Non partivamo da zero. Alle spalle, negli anni Sessanta, avevamo avuto l’esperienza di Barbiana e don Milani; poi, nel decennio successivo, la vivace dialettica democratica, istituto per istituto, per gli Organi Collegiali della scuola; quindi, negli Ottanta, le battaglie sindacali degli insegnanti per una retribuzione più dignitosa. Tutto si legava nell’aurorale progetto dell’Unidel lucchese. Progetto che un po’ era anche sogno e che, come tutti i sogni, avrebbe dovuto fare i conti con una realtà fatta spesso di chiusure istituzionali, incomprensioni, stanchezze personali, qualche protagonismo di troppo… Comunque, oggi l’Unidel è viva e continua a impegnarsi, testardamente, per un’idea e una pratica di cultura libera, diffusa, democratica. Sia lode a chi la volle e ai tanti, piccoli e grandi eroismi quotidiani che le hanno permesso e le permettono di esistere ancora e di operare, traducendo nell’agire di ogni giorno il motto senechiano homines dum docent discunt.

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