claudio
   Anno XI 
Venerdì 12 Settembre 2025
Spazio disponibilie

Scritto da Andrea Cosimini
Cultura
03 Marzo 2023

Visite: 805

In un mondo fatto di influencer, youtuber e social media manager, qualcuno – soprattutto tra i più giovani – potrebbe domandarsi che diavolo siano un argentiere, un corbellaio e una formatrice: sono mestieri di una volta che ancora oggi resistono nell’arte tramandata di maestro in allievo. Un patrimonio inestimabile, sul quale si fonda la nostra ricchezza. Una memoria storica, sulla quale poggiare la basi di un possibile futuro.

Questi lavori ‘artigianali’ – dal latino ars, ‘arte’ appunto – ci ricordano, in primis, che la professione che l’uomo esercita deve avere a che fare con la sua dimensione manuale e creativa. Per questo il fotografo lucchese Dante Luci, in arte Dantès, ha voluto cogliere, nella sua bellissima mostra allestita al complesso San Micheletto, proprio il movimento delle mani di questi abili lavoratori indaffarati con i loro strumenti: per celebrare la ritualità del gesto, ma anche l’arte della loro manualità così inscindibile dall’ingegno.

“Vissi d’arte”, questo il titolo scelto per la sua esposizione: 72 stampe, in grande formato, tutte rigorosamente in bianco e nero. L’inaugurazione – tenutasi questa mattina – ha permesso ai tanti visitatori accorsi di rivivere da vicino la magia di un tempo lontano che, come il lumicino di una candela, sopravvive ancora oggi nel gelido ed intangibile mondo della tecnologia.

“Ritorno ospite in questa splendida cornice – spiega Dantès – dopo l’esposizione sui luoghi abbandonati nella provincia di Lucca: una lunga ricerca che mi ha impegnato circa 10 anni. Questa volta, il lavoro ha richiesto meno tempo (tre anni) per essere portato a termine, avendo pianificato tutto in maniera molto precisa. Grazie alle conoscenze fatte, ho avuto modo di scoprire mestieri di cui ignoravo l’esistenza. Non è stato facile superare la diffidenza di queste persone ed entrare nei loro laboratori. È stato necessario prima entrare in empatia, per poi scattare le immagini”.

Tra i vari ospiti presenti all’inaugurazione, anche qualche protagonista stesso della mostra. Come la signora Meri Pieri, ad esempio: contadina classe ’37, conosciuta a Barga come “Meri del Troni”, impegnata nell’arte della terra sin dalla tenera età; oppure Giuliano Pacini, contitolare – con Franco Barbieri – del rinomato ristorante La Buca di Sant’Antonio, in pieno centro storico, a Lucca: classe ’42, svolge il mestiere di chef da quando aveva 11 anni ed oggi è un pregiato testimone dell’arte del tordello lucchese.

“Ogni fotografia esposta ha una storia da raccontare – continua Dantès -. Per questo ho ritenuto importante aggiungere delle didascalie che accompagnano (e a volte spiegano) l’immagine. Come nel caso del signor Gino Mei, classe ’30, con il suo fedelissimo cane Ivan. Apparentemente un semplice ritratto, ma, se si presta attenzione al suo sorriso, si notano gli incisivi consumati in modo anomalo (a scalare) - segno proprio del suo antico mestiere (quello di corbellaio) che una volta prevedeva anche l’utilizzo dei denti”.

Presente all’esposizione anche il vice-presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Raffaele Domenici, il quale ha ribadito l’importanza di preservare – anche grazie alla fotografia – queste antiche professioni che si tramandano nel tempo: “Sono immagini particolarmente significative – sottolinea – in quanto molti di questi mestieri rischiano, purtroppo, di scomparire. La mostra ha quindi un valore molto attuale perché richiama l’attenzione di tutti noi su tali attività. Da evidenziare, inoltre, il sentimento e la bellezza che esprimono queste fotografie che mettono insieme testa, occhio, cuore e umanità di chi scatta”.

La mostra rimarrà aperta al pubblico – gratuitamente – dal 2 al 26 marzo con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica (10-12.30 e 15-19.30). Dantès ha voluto utilizzare il bianco e nero perché – come sosteneva il giornalista e fotografo inglese Ted Grant – fotografare le persone a colori vuol dire ritrarre i loro vestiti, mentre immortalarle in bianco e nero significa cogliere la loro anima.

Alle 72 foto esposte – selezionate su oltre 6 mila scatti – ce ne sono altre 150 in bianco e nero, già archiviate dall’autore, per un futuro ed ipotetico libro da stampare. Chissà che non si possa un giorno concretizzare questa preziosa pubblicazione. Se c’è qualche mecenate o filantropo all’ascolto…

Pin It
  • Galleria:

ULTIME NOTIZIE BREVI

Spazio disponibilie

Tanti e genuini piatti tipici del territorio compongono il menù della terza edizione della ‘Sagra delle Sagre’ promossa…

Con l’inizio della scuola riapre lo Spazio Giovani in via Fratelli Rosselli, 18. Dal 15 al 19 settembre…

Spazio disponibilie

Si concluderanno entro il fine settimana i lavori di asfaltatura di via Guido Rossa a Capannori, la strada…

"Finalmente migliorata la situazione di via Bugni a Capannori". A dirlo è il consigliere comunale di Capannori Cambia…

Spazio disponibilie

“L’appuntamento a porte chiuse e su invito della sottosegretaria all’istruzione Paola Frassinetti col sindaco Pardini, così come l’arrivo…

Continua al Real Collegio la mostra inaugurata l’8 settembre con la proiezione plurigiornaliera dei suoi due videofilmati dedicati…

"Desidero rivolgere un sentito ringraziamento al Colonnello Arturo Sessa, che dopo tre…

Atleti e giornalisti si raccontano nel convegno “Il Turismo Sportivo tra grandi eventi e passione”, un incontro dedicato…

Spazio disponibilie

“Non muoio neanche se mi ammazzano” è una frase tratta dal diario che il giornalista e scrittore…

Dopo aver conquistato il premio assoluto e il premio del pubblico al concorso cameristico internazionale "Rospigliosi", il Trio Bedrich…

Spazio disponibilie

RICERCA NEL SITO

Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie