Senza il dovuto adeguamento degli appalti pubblici ai costi aggiuntivi a carico delle cooperative sociali di Lucca è a rischio la sopravvivenza stessa delle imprese e quindi anche la continuità dei servizi svolti a favore degli enti locali e dei cittadini. È il grido di allarme lanciato dal mondo cooperativo lucchese in occasione di un tavolo convocato da Franca Isola, presidente territoriale di Confcooperative Toscana Nord. Alla riunione, che si è svolta nella sede della Camera di commercio di Lucca, hanno partecipato anche Lorenzo Giuntini, presidente di Confcooperative Toscana Nord, Alberto Grilli, presidente Federsolidarietà di Confcooperative Toscana e presidente di Confcooperative Toscana, Francesco Fragola, responsabile di Federsolidarietà di Confcooperative Toscana, rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, dei Comuni di Lucca e Capannori.
Il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori del comparto che hanno subito in questi anni gli effetti dell'inflazione è applicato dalle cooperative sociali dal febbraio scorso, con un aumento del costo del lavoro di oltre il 6,5%. A regime, cioè a ottobre 2025, l'aumento a carico dei datori di lavoro sarà di oltre il 15%. Un costo che le cooperative sociali di Lucca non riescono già ad oggi a sopportare a causa del mancato adeguamento degli appalti pubblici da parte della Pa. Le pubbliche amministrazioni interessate e committenti infatti non hanno riconosciuto i necessari adeguamenti dei corrispettivi contrattuali nella predisposizione delle gare d'appalto e ciò sta creando una voragine economica nei conti delle cooperative.
"E' da febbraio che le cooperative sociali lucchesi hanno riconosciuto il doveroso adeguamento contrattuale ai loro lavoratori - spiega Isola - ma a causa dell'indifferenza degli enti locali le aziende stanno registrando ogni mese perdite importanti. La nostra preoccupazione quindi riguarda da una parta la sopravvivenza stessa delle cooperative sociali del territorio e dall'altra la drastica diminuzione, se non interruzione, di servizi e presidi di prossimità a favore di cittadini e famiglie, che esse svolgono. Per questo - conclude Isola - stiamo valutando insieme alle imprese e ai sindacati di aprire lo stato di agitazione".