Anno XI 
Venerdì 19 Settembre 2025

Scritto da carmelo burgio
Politica
11 Ottobre 2024

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Non ho la pretesa di ammannire nuove e sconvolgenti verità sulla crescente tendenza di qualcuno a non rispettare il vecchio, immarcescibile, XI comandamento, quello che invitava a pensare ai casi propri. Non sarebbe possibile non essendo io coinvolto nelle indagini e non avendo voglia di violare il pre-citato precetto.
Peraltro, se i fatti son quelli che son stati descritti, c’è poco da fare: 
i politici sotto microscopio – del sostituto procuratore della Dirz. Naz. Antimafia, del tenente della GdF o di tutti e due – son da una parte della barricata. Guarda un po’! La stessa dei politici dei quali il solerte bancario studiava i conti correnti;
nel primo caso, quello delle interrogazioni eseguite presso la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, queste notizie affluivano a quotidiano schierato dalla parte politica opposta;
il Procuratore Nazionale Antimafia in carica al “tempo dei dossier”, è all’opposizione – in Parlamento – della compagine di governo oggetto di dossieraggio.
Per carità, nulla vieta di pensare che sia stata tutta una casualità, e che due o tre “cani sciolti” abbiano messo su questo po’ po’ di casino per arraffare notizie, non commissionate da alcuno sia chiaro. E che volessero collazionarle giusto per futura, storica, memoria. O che lo abbiano fatto di propria sponte, questa volta con intento criminoso, ma senza mandanti, per poi rivendere a qualcuno il materiale.
Infatti tutti sanno benissimo che il buon Gesù sia morto d’influenza.
Ma qualche sospetto sboccia qua e là, se non altro per la concentrazione in una ben definita area politica dei personaggi da dossierare, non più una, ma stavolta due volte.
E ciò non fa bene, soprattutto, alla magistratura, già accusata di utilizzare la propria funzione, i propri poteri, per motivi politici. A parere mio si tratta d’accusa priva di fondamento, o meglio, può applicarsi a singoli casi, forse, ma ritenere che esista un sistema – francamente – non credo sia rispondente alla realtà.
Ma i presupposti per danneggiare questo fondamentale potere dello stato, ci son tutti. E il danno è di difficile restauro: fa saltare quel principio in base al quale “La legge è uguale per tutti”, sostituendolo col rischio che la legge possa essere utilizzata per gl’interessi di qualcuno contro quelli di altri. 
Presso la Proc. Naz. Antimafia e Antiterrorismo operava un ufficiale della GdF, ma credere che potesse far tutto da solo ci riporta alla considerazione circa le cause della morte del Buon Gesù. Interrogare le banche-dati lascia tracce evidenti e indelebili, un tempo tanti appartenenti alle FF.P. ci son caduti per errore, magari con l’intento di sapere chi fosse il vicino di casa, se la famiglia della fidanzata del figlio o la donna di servizio del superiore fossero affidabili. Oggi nessuno ti fa un’interrogazione senza tutti i crismi della regolarità, conoscendo i rischi. Se queste ricerche son centinaia di migliaia, inutile pensare alle favole di Biancaneve. Non ci crederà mai nessuno – neppure se è la verità – che il buon tenente Striano abbia operato in perfetta solitudine.
Quel Procuratore Antimafia durante il cui mandato iniziò la raccolta dei dati è assiso in Parlamento e fa parte della Commissione Antimafia. È di sicuro la persona più onesta di questo mondo, che ha fatto tantissimo nella lotta alle mafie, ma nell’immaginario di chi non conosce a fondo la vicenda è difficile che venga escluso che vi abbia avuto parte e ora – in Commissione Antimafia – non accetti di dimettersi per poter disperatamente coprire qualcosa.
Ora che un bancario si dedica ad altrettanto attenta raccolta informativa, e col casino appena scoppiato, chi crede che l’evento sia indipendente dal primo e non fosse finalizzato a far affluire dati nella stessa direzione, a qualche magistrato o giornalista d’inchiesta, ben motivato a attaccare la compagine di governo?
Il fatto è che non è importante ciò che realmente è, signori lettori, ma ciò che alla fine la gente percepisce, in una riedizione del pirandelliano “Così è se vi pare”.
E chi ci rimette è la magistratura, già da decenni accusata di appoggiare una parte politica. E non è così, perché di amministratori di sinistra ne ho visti perseguiti e condannati.
So bene che in Italia la voce del verbo – al modo riflessivo – “dimettersi” sia ignota. La praticò, ricordo, il Presidente Emerito Francesco Cossiga, nel 1978 da Ministro dell’Interno per il caso Moro, e nel 1980 da presidente del Consiglio dei Ministri per lo scandalo della fuga del figlio del compagno di partito Donat-Cattin, indagato per terrorismo.
Forse tale dignitosa costumanza andrebbe rispolverata. Qui non si tratta di aver truffato lo Stato o l’INPS, ma di essere coinvolto in una situazione di utilizzo degli strumenti d’indagine di polizia giudiziaria per far fuori l’avversario politico, al netto di prove e fatti. Gettare la rete a strascico e raccogliere tutto quanto possibile per successiva analisi “a prescindere” dal fatto che vi fosse una notizia di reato. Perché in questo caso si apriva un fascicolo.
A proposito, per gli antifascisti da salotto, era il metodo della Gestapo nazista, dell’OVRA fascista, della STASI della Rep. Democratica (?) tedesca, etc..

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