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Scritto da Redazione
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25 Aprile 2025

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Dolore pelvico cronico, cicli mestruali invalidanti, difficoltà a concepire, stanchezza costante. Sono solo alcuni dei sintomi più comuni dell’endometriosi, una malattia infiammatoria cronica che colpisce circa 3 milioni di donne in Italia, spesso in età fertile. Nonostante la diffusione e l’impatto sulla qualità della vita, questa patologia è ancora oggi poco conosciuta, spesso diagnosticata con anni di ritardo.

Secondo il Ministero della Salute, l’endometriosi si verifica quando il tessuto simile a quello endometriale — che normalmente riveste l’interno dell’utero — cresce al di fuori di esso, interessando organi come ovaie, tube, intestino e vescica. Ogni mese, sotto l’effetto degli ormoni, questo tessuto si comporta come l’endometrio uterino: si ispessisce, si sfalda e sanguina. Ma non potendo essere eliminato dall’organismo, causa infiammazione, aderenze e dolore cronico.

In presenza di sintomi sospetti, è fondamentale rivolgersi a uno specialista in ginecologia o in endometriosi per eseguire una corretta valutazione clinica. Oggi è possibile prenotare facilmente una visita in qualsiasi città d'Italia grazie a Elty.it, una piattaforma che mette in contatto pazienti e professionisti in modo semplice, veloce e accessibile.

I sintomi dell’endometriosi: quando il dolore non è normale

Uno degli ostacoli principali alla diagnosi precoce dell’endometriosi è la tendenza a normalizzare il dolore mestruale. In molte culture, si cresce con l’idea che “le mestruazioni fanno male” e che bisogna stringere i denti. Ma non è così: un ciclo doloroso, se intenso e ricorrente, non è mai normale.

I sintomi più comuni includono dolore mestruale severo che non migliora con i comuni antidolorifici, dolore durante o dopo i rapporti sessuali, dolore pelvico anche al di fuori del ciclo, gonfiore addominale, difficoltà intestinali o urinarie e in alcuni casi anche difficoltà nel concepire. A volte questi segnali vengono scambiati per colon irritabile, cistiti o problematiche legate all’ansia, ritardando di molto la diagnosi corretta.

Spesso, infatti, le donne ricevono una diagnosi anche dopo dieci anni dai primi sintomi. Ecco perché è importante ascoltare il proprio corpo e richiedere una visita ginecologica se i disturbi si ripetono o peggiorano nel tempo.

Diagnosi: il ruolo degli esami e degli specialisti

La diagnosi dell’endometriosi parte sempre dall’ascolto attento dei sintomi da parte del medico. A seguire, l’esame pelvico e alcune indagini strumentali aiutano a confermare la sospetta presenza della malattia. Le metodiche più utilizzate sono l’ecografia transvaginale, eseguita da operatori esperti in endometriosi, e la risonanza magnetica, che consente di individuare lesioni più profonde.

In alcuni casi particolari, la laparoscopia diagnostica rappresenta l’unico strumento definitivo, anche perché consente di trattare chirurgicamente le lesioni nel corso della stessa procedura. Una diagnosi precoce permette di gestire meglio i sintomi, preservare la fertilità e migliorare in modo significativo la qualità della vita.

Percorsi terapeutici e approccio integrato

Non esiste una cura definitiva per l’endometriosi, ma molte donne riescono a convivere con la malattia riducendo notevolmente i sintomi. Le terapie ormonali, come i progestinici o gli analoghi del GnRH, possono bloccare temporaneamente l’ovulazione e limitare la proliferazione del tessuto endometriosico. Gli antidolorifici, se usati in modo controllato, aiutano a gestire le crisi acute.

In caso di lesioni particolarmente estese o invalidanti, l’intervento chirurgico in laparoscopia rappresenta una soluzione utile per rimuovere le aderenze e migliorare i sintomi. A questo si può affiancare un percorso multidisciplinare che coinvolga ginecologi, nutrizionisti, psicologi, osteopati e fisioterapisti specializzati nel pavimento pelvico. Questo approccio globale è particolarmente indicato nei casi in cui il dolore ha un impatto significativo sulla vita quotidiana, sul lavoro o sulla sfera relazionale.

Vivere con l’endometriosi: una sfida quotidiana

L’aspetto forse più sottovalutato dell’endometriosi è il suo impatto psicologico. Il dolore cronico, l’incertezza, le difficoltà legate alla sfera sessuale e riproduttiva generano spesso senso di frustrazione, isolamento e ansia. Tante donne raccontano di sentirsi non ascoltate, di aver ricevuto diagnosi sbagliate o di aver visto i loro sintomi minimizzati per anni.

Oggi qualcosa sta cambiando: cresce la consapevolezza sociale, si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione, e alcune regioni italiane hanno avviato percorsi di presa in carico dedicati. Ma molto resta ancora da fare, soprattutto sul piano dell’accessibilità alle cure. Vivere in una città piccola, o lontano da un centro specializzato, non dovrebbe più rappresentare un ostacolo alla diagnosi o alla terapia. E grazie a strumenti digitali efficienti, questo limite si sta progressivamente superando.

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