Anno XI 
Domenica 23 Novembre 2025

Scritto da francesco pellati
Politica
25 Gennaio 2023

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Caro direttore,

ll “manifesto” delle sinistre lucchesi che hai pubblicato l’altro giorno condanna la scelta della maggioranza consigliare di unificare nella triste celebrazione due delitti contro l’umanità, uno di proporzioni colossali come l’olocausto, l’altro, le foibe, di dimensioni numericamente minori, ma attuato con la stessa ferocia e con la stessa logica: la condanna e l’esecuzione a freddo di uomini, donne e bambini colpevoli solo di appartenere a una razza (gli ebrei) o a una nazione (gli italiani di Dalmazia e Istria). Le origini ideologiche dei due misfatti sono del tutto opposte: il nazismo da una parte, il comunismo dall’altra.

L’olocausto degli ebrei non ha l’eguale nella storia moderna, gli unici episodi che possono paragonarvisi sono l’olocausto armeno ad opera della Turchia (1915/19), l’ Holodomor in Ucraina ad opera dei sovietici (1929/33), il genocidio in Cambogia ad opera di Saloth Sar noto come Pol Pot (1975/79).

Invece sono purtroppo assai più numerosi i casi come quello dalmato/istriano, ma esso è l’unico, nell’epoca moderna, che riguarda cittadini italiani assassinati in massa solo perché italiani.

È una macchia infamante - comunque la si pensi - che pesa sul PCI, il partito dal quale l’odierno PD in buona parte proviene. Tanto è vero che lo stesso PCI, con la connivenza della D.C., attuò all’epoca e per decenni una politica di disinformazione secondo cui non si trattava di profughi perseguitati e cacciati da casa da parte delle milizie del maresciallo Tito ma di fascisti che avevano oppresso il popolo slavo della Jugoslavia e ben meritavamo la punizione.

Questo fu l’ordine impartito da Stalin a Togliatti che lo applicò con la consueta diligenza. Gli epigoni di Togliatti sia del PCI che delle sigle correlate (ANPI/CGIL/Istituto storico della Resistenza e affini vari) cercarono in ogni modo di farlo scomparire dalla storia e vi riuscirono per decenni.

Ho il personale ricordo dei treni dei disperati profughi istriani accolti dai militanti del PCI e dei suoi figli spuri come reprobi, non meritevoli di comprensione ed aiuto, che invece dovevano andare tutti a favore di Tito e dei suoi scherani.

Vale la pena ricordare la vicenda dei “monfalconesi” a Pola perché paradigmatica: nel 1945/46 gli italiani furono costretti ad abbandonare in massa la città dove erano in maggioranza numerica e fra i cittadini più competenti. Il cantiere navale di Pola dovette chiudere bottega. Animati dal sacro fuoco dell’internazionale comunista, circa 2000 operai dei cantieri di Monfalcone emigrarono volontariamente a Pola per sostituire i reprobi italiani che la avevano abbandonata. Nel 1948 l’intesa fra i due dittatori (Stalin e Tito) si ruppe. I compagni monfalconesi, considerati comunisti filosovietici (era vero), furono rinchiusi da Tito nel gulag infernale di Goli Otok dove trovarono morte e desolazione: I danni delle ideologie!

Le sinistre di tutto il mondo, comprese quelle lucchesi, si portano dietro un pesante fardello di revisionismo e, lungi dallo scrollarselo di dosso con una operazione virtuosa a vantaggio della verità storica e a tutela del futuro di tutti, loro compresi, continuano con i distinguo: i morti provocati a suo tempo dal nazismo vanno ricordarti, quelli provocati (a suo tempo e tuttora!) dal comunismo devono essere sottaciuti o messi in sordina, in una rilettura della storia che è palesemente revisionistica se non addirittura falsa e distorta.

La morte ha dunque due valenze: quella da nazismo che va tenuta (giustamente!) in evidenza nella memoria di questa e delle future generazioni, quella da comunismo che va diluita nella memoria fino a dimenticarla.

La conclusione derivante è palese: la condanna dei partiti e della ideologia della “destra” genericamente intesa ma complessivamente colpevole, l’assoluzione della sinistra complessivamente intesa e altrettanto complessivamente innocente, anzi “diversa” come da dettato di 42 anni fa da parte di Enrico Berlinguer.

In conclusione a me pare che le sinistre lucchesi, composte peraltro da uomini e donne presumibilmente lontani dalla ferocia sovietica o titina o di Pol Pot, ma non “diversi” dai loro colleghi di ”destra” (un po’ cialtroni e un po’ virtuosi secondo l’ordine naturale dell’umanità) dovrebbero cogliere l’occasione per unirsi a commemorare insieme alla comunità ebraica e a quella dalmato/istriana i due episodi che insultano l’umanità di destra e di sinistra, senza distinzioni.

Sono gli uomini e le donne morti ingiustamente a dover essere ricordati, quale che sia la mano assassina che li ha sterminati: non c’è un morto più morto degli altri solo perché cambia chi lo ha assassinato. Come il due novembre, i morti vanno ricordati insieme, sono la nostra storia, i nostri padri e le nostre madri, tutti insieme.

E già che ci sono, potrebbero anche fare lo sforzo di apprezzare la politica del sorriso del sindaco Pardini, come hanno apprezzato – insieme a tutti noi – la politica del sorriso di David Sassoli: un uomo gentile, leale nelle azioni, coerente nei valori.

Sarebbe un peccato che il sorriso di Sassoli valesse di più perché “diverso” rispetto a quello di Pardini solo perché Sassoli era un iscritto la PD e Pardini non lo è.

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