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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
14 Settembre 2024

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Già in molti hanno sottoscritto la lettera aperta al ministro dell’istruzione di Valentina Cioffi, docente precaria che così intende denunciare lo “stress a cui siamo sottoposti ogni estate in attesa delle nomine e all’inizio di ogni anno scolastico a causa dell’algoritmo”. Il docente può inserire una parte degli istituti comprensivi della provincia ad una distanza ragionevole dal proprio domicilio, prendendosi il rischio di non lavorare con contratti annuali o fino al termine che danno la possibilità di ricevere lo stipendio regolare ogni mese; può altrimenti inserire tutti gli istituti comprensivi della provincia- esordisce Cioffi- Come se non bastasse, queste scelte vengono fatte al buio, senza che il docente conosca per tempo le disponibilità delle scuole”. C’è poi il nodo dell’assegnazione delle cattedre effettuata dall’algoritmo: è possibile che al docente che aveva inserito tra le preferenze tutti gli istituti comprensivi della provincia sia assegnata una cattedra lontana, che talvolta non può accettare per motivi personali (famiglia, salute, motivi economici). In questo caso, il docente sarebbe tentato a rinunciare, ma questo comporta sanzioni non trascurabili. Nel caso in cui invece il docente abbia inserito solo gli istituti dove è sicuro di poter entrare in servizio, può capitare che non siano presenti disponibilità per tali istituti nel momento in cui il docente è analizzato dall’algoritmo, talvolta a causa di errori umani nell’inserimento delle disponibilità da parte degli uffici scolastici: allora, il docente rimane fuori. 

Mi chiedo come possiamo lavorare bene e in condizioni adeguate- termina la lettera aperta- Chiedo al ministro da semplice docente innamorata del proprio lavoro di riflettere su questo. Sarebbe possibile ritornare alle convocazioni in presenza per attribuire gli incarichi? Io sono a favore della tecnologia, ma bisogna scindere gli ambiti in cui funziona dagli ambiti in cui sarebbe meglio evitare. Anche questo viene insegnato ai bambini da noi docenti, ma sembra che queste competenze dagli adulti non vengano utilizzate”.

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