Anno XI 
Martedì 18 Novembre 2025

Scritto da Redazione
Politica
03 Febbraio 2024

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Sono passati appena due mesi da quel 3 dicembre 2023, fatidico giorno del congresso lucchese per il rinnovo delle cariche nel direttivo provinciale di Fratelli d’Italia. Un appuntamento elettorale passato non certo in sordina visto il sorprendente - ma neanche tanto - annuncio a candidarsi contro il coordinatore uscente Riccardo Giannoni - uomo dell’ala fantozziana del partito (vicino quindi al consigliere regionale Vittorio Fantozzi) - da parte del sindaco di Fabbriche di Vergemoli Michele Giannini – notoriamente zucconiano di ferro (ovvero appartenente all’altra ala del partito che ha come riferimento l’onorevole deputato Riccardo Zucconi).

L’improvviso ritiro della candidatura di Giannini a pochi giorni dal congresso – che si preannunciava ‘rovente’ sotto tutti gli aspetti – ha destato non pochi interrogativi all’interno (e, soprattutto, all’esterno) del partito della Meloni. Perché questo apparente passo indietro di uno dei candidati a pochi giorni dal voto? Una gratuita uscita di scena, un ripensamento o, al contrario, una deliberata scelta figlia di un tacito accordo tra le parti?

Giannoni, una volta rieletto, ha provato a spegnere sul nascere ogni possibile speculazione politica rimandando alla normale dialettica interna del partito. Ma come si spiega, allora, la notizia di ieri (2 febbraio 2024) che il coordinamento provinciale – nella sua prima seduta dell’anno – avrebbe nominato altri quattro esponenti, oltre ai nove membri votati ed eletti al congresso, guarda caso tutti riconducibili al candidato Giannini (e, quindi, all’ala zucconiana del partito)?

Si tratta, nello specifico, di: Camilla Baccelli (segretaria personale del sindaco di Fabbriche di Vergemoli Michele Giannini), Massimiliano Micheli, Moreno Rossi e Silla Silvetri. Tutti e quattro non votati né eletti al congresso del 3 dicembre. Una sorprendente mossa politica che, letta alla luce delle precedenti (ed altrettanto sorprendenti) manovre, fa alzare – quantomeno – un sopracciglio. Se non due.

Ovviamente, gli attori in questione tacciono. Ma che l’imput di questa scelta sia partito proprio da Roma?

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