Sono anni, pardon, lustri che storici, giornalisti, intellettuali, insegnanti si battono il petto per ricordare il 27 gennaio, Giornata della memoria dedicata alla Shoah e alle vittime del nazi-fascismo. Sono passati novant'anni da quando gli ebrei venivano rapiti e spediti senza tanti complimenti, all'interno di carri bestiame, nel campi di sterminio. E non c'è anno in cui gli antifascisti di oggi, coloro che si sciacquano la bocca senza essersela, in realtà, mai lavata, urlino come debosciati i misfatti commessi nei confronti del popolo ebraico. E, badate bene, si tratta degli stessi manifestanti che, oggi, attaccano Israele e gli ebrei per il presunto genocidio - ma dove?, ma quando?, ma come? - schierandosi con Hamas e con i tagliagole dell'Islam più o meno radicale. Al punto che, come recita giustamente l'amico Roberto Vannacci, in un mondo al contrario senza più mondo, ma solo il contrario, quelli che un tempo cacciavano gli ebrei per ucciderli ora sono lì in prima fila a difenderli mentre gli altri, gli antifascisti poco anti e molto fascisti, vorrebbero consegnarli tutti ai bastardi terroristi di Hamas e, perché no?, anche a qualche altro esemplare del mondo antioccidentale così tanto vituperato e odiato da questi imbecilli verniciati di rosso a un tanto al chilo. Della serie tutto il mondo occidentale, ad eccezione di Stati Uniti e Ungheria, si è schierato, organismi sovranazionali compresi, con i massacratori del 7 ottobre 2023. Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, sono scese in piazza con migliaia di bandiere palestinesi chiedendo a più non posso la morte per non dire peggio, di Israele e del suo governo. Anche in Israele i dementi progressisti e di sinistra hanno fatto di tutto per protestare contro Netanyahu senza rendersi conto che un paese così piccolo non può permettersi una opposizione così autolesionista...