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Insicurezza e degrado al rione Esquilino, da Roma con... dolore: "Sommersi dalla sporcizia e dalli immigrati"
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Riunione federale della Lega, nessun provvedimento né azione contro Vannacci: "Il generale un valore aggiunto"
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"Adesivi in città contro i Comics, perché non organizzare un dibattito pubblico?"
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«Sono piombato nel più profondo dolore per l’uomo che più amavo e stimavo». Napoleone Bonaparte
Nel cuore della pianura di Marengo, all’alba di sabato 14 giugno 1800, iniziò la grande battaglia della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, volta a liberare l’Italia dagli austriaci

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Luigi Napoleone Bonaparte nasce il 4 settembre del 1778 ad Aiaccio. Egli è fratello minore di Napoleone, figlio di Carlo Bonaparte e Letizia Ramolino, Re d’Olanda, gran connestabile dell’Impero francese e padre di Napoleone III. A causa della morte precoce del padre, Napoleone si prende cura del fratello Luigi di soli 12 anni e più giovane di 11. Il fratello maggiore, con enormi sacrifici, provvede alla sua istruzione e lo indirizza alla scuola militare di Auxonne, città in cui Napoleone stesso aveva perfezionato la sua professione di artigliere. Sin da giovanissimo sarà sempre al suo fianco, sia nella campagna d’Italia che d’Egitto. Nel 1799 di rientro dall’Egitto, Luigi riceve l’incarico di ambasciatore in Russia. Ed è così che conquista velocemente i primi successi militari tanto da diventare colonnello dei dragoni e a soli 25 anni generale di brigata.
«Mio fratello Luigi [...]» scrive l’Imperatore nei suoi racconti nel Memoriale di Sant’Elena «[…] era un giovane sedotto dalle massime filosofiche di Rousseau. Non aveva potuto vivere in pace con Ortensia che per brevissimo tempo; una eccessiva rigorosità, da parte sua, molta leggerezza dal lato di Ortensia, furono le cause delle diatribe coniugali e dei loro reciproci torti. Ma si può affermare che la loro unione fu un nodo d’amore: si vollero l’un l’altro. Questo matrimonio però fu programmato e voluto da Giuseppina che faceva i suoi calcoli [...]».
Il 14 gennaio 1802 si celebra il matrimonio fra Ortensia e Luigi, che, purtroppo, non fu affatto un nodo d’amore. Entrambi hanno due caratteri molto diversi; Luigi è filosofo e letterato. Nel 1806 il fratello Imperatore lo proclama Re d’Olanda con il nome di Luigi Napoleone. Qui vi regnerà fino al 1810. In qualità di sovrano, Luigi non pensò ad altro che a farsi amare dai suoi sudditi, prodigandosi per il loro benessere. Arrivò al punto di tradire il fratello Napoleone, al quale doveva essere riconoscente; quando decise di ritirarsi dal Blocco Continentale a favore dell’Inghilterra. Tale Blocco era stato sancito da Napoleone con il Decreto di Berlino, il 21 novembre 1806, e ritenuto dal re Luigi penalizzante per i suoi sudditi, i quali traevano notevoli vantaggi economici dal commercio marittimo con l’Inghilterra. Il Regno di Luigi Bonaparte non comprende solo l’Olanda ma anche una parte dei Paesi Bassi e della Frisia Orientale, territori dell’attuale Germania. Luigi invia a Parigi lettere di lamentele per le ingiustizie subite e Napoleone lo redarguisce con parole severe: «Questo significa proprio disturbarmi inutilmente – Tutto ciò lascia scorgere le Vostre idee limitate e il Vostro scarso interessamento per la causa comune. Non continuare a parlare sempre di miserie e dolori! [...] Io devo sopportare da solo tutte le spese di guerra. Badate di mantenere un esercito di 30 mila uomini. Voi pensate soltanto a voi stessi, il che non è ne buono ne magnanimo. Più energia!».
Questa tenace ostinazione da parte di Luigi a non rispettare le disposizioni del fratello Napoleone, come il blocco navale con l’Inghilterra e la coscrizione obbligatoria, ma piuttosto, l’intento di amministrare il suo regno con una politica indipendente dall’Impero, lo costringe ad abdicare, onde evitare di essere detronizzato. L’abdicazione avviene tra l’1 e il 13 luglio del 1810, in favore del figlio Napoleone Luigi, con il titolo di re Luigi II d’Olanda. Il 13 luglio Napoleone accorpa il Regno d’Olanda alla Francia.
Scrive Napoleone nel Memoriale: «L’affettuosa, buona , generosa Ortensia ebbe dei torti verso mio fratello. Le voglio bene, mi ricambia, ma ciò non deve far vello alla verità. Luigi l’amava assai, per quanto esso sia bizzarro e insopportabile, [...] se essa avesse saputo vincersi, e modificare il suo carattere [...] Luigi non sarebbe fuggito da lei per andare ad Amsterdam; io poi non sarei stato costretto a quell’atto che ebbe ripercussioni dannose in Europa: e cioè ad unire alla Francia il regno di Olanda. Gli eventi avrebbero avuto così una diversa direzione».
Dal matrimonio di Luigi e Ortensia di Beauharnais nacquero tre figli. Il più giovane è Carlo Luigi Napoleone, meglio conosciuto con il titolo imperiale di Napoleone III. Egli sarà l’ultimo sovrano dei francesi dal 1852 al 1870.
Lontano dalla moglie Ortensia, la quale non vuole mai divorziare, Luigi si pone sotto la protezione austriaca con titolo di conte di Saint Leu. E, dopo tanto viaggiare, nel 1815 decide di stabilirsi nel Palazzo Mancini di Roma, città in cui ritrova la madre Letizia Ramolino.
Per tutta la vita a Luigi sembra che gli affetti familiari gli voltino le spalle: a partire dalla morte del padre ancora bambino, al matrimonio imposto con Ortensia che non l’amava. E ancora, al profondo rapporto con il fratello Napoleone che gli aveva fatto da padre, ma con il tempo questo legame è tramutato in una fonte di dolore, a causa delle forti incomprensioni: il carattere scontroso e debole di Luigi si scontrava facilmente con quello determinato di Napoleone. I diversi punti di vista nell’amministrazione del Regno creano incomprensioni tali che rendere difficile poter esternare l’affetto e l’amore fraterno che con ogni certezza coltivavano reciprocamente nei loro cuori .
Luigi Bonaparte muore il 25 luglio nel 1846 a Livorno, in un albergo del quartiere di S Marco. Le esequie si celebrarono nella vicina chiesa di Santa Caterina e le spoglie furono trasportate in Francia nella sua proprietà di Saint-Leu-la-Forêt, vicino a Parigi. Il nome di Luigi Bonaparte è inciso sotto l'Arco di Trionfo all’altezza delle venticinquesima colonna.
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Paese che vai, usanze che trovi. Ad alcune di queste usanze però bisogna prestare particolare attenzione, dato che vi sono leggi che possono anche punire severamente il gioco d’azzardo in ogni sua forma, sia esso fisico che virtuale. Per questo motivo è sempre meglio informarsi su quelle che sono le usanze e i regolamenti locali, dato che ci si può imbattere in un serio problema.
Le punizioni possono essere severe sia con i bookmakers online senza licenza AAMS, che con quelli effettivamente accreditati. Da questo punto di vista non vi è una gran differenza e, almeno in linea di massima, non ci sarà alcuna aggravante nel caso in cui si giochi su di una piattaforma non garantita.
Cosa succede negli Emirati Arabi
Gli Emirati Arabi sono particolarmente severi nei confronti del gioco d’azzardo, anche sulla loro compagnia aerea. State molto attenti, quindi, se vi doveste recare per lavoro in questo Paese e qualcuno vi dovesse proporre di sedervi ad un verde tavolo da gioco. Vi consigliamo vivamente di evitare quella compagnia perché potrebbe mettervi in guai seri.
Vi è infatti una legge che prevede fino a due anni di reclusione per chiunque venga colto mentre gioca d’azzardo ai vari giochi come Slot, Roulette o Poker sia in presenza fisica che online. Non usate quindi il Wi-Fi del vostro hotel a cinque stelle per connettervi ad un sito di casinò o di scommesse, poiché ve ne potreste amaramente pentire. Magari meglio aspettare di essere rientrati in patria.
Quali limitazioni ha l’Italia
Le limitazioni che vengono imposte al nostro Paese sono più che altro legate all’età del giocatore. I minorenni non possono in alcun modo scommettere o piazzare una giocata su un qualsiasi gioco da casinò, né terrestre né online.
Oltre a non poterlo fare, nel caso in cui venissero scoperti e avessero vinto una notevole somma di denaro, essa potrebbe essere sequestrata dal casinò, non essendo il minore autorizzato dalla legge.
Un’altra limitazione per quanto riguarda le sale da gioco fisiche è la loro presenza entro una certa distanza da alcuni luoghi sensibili come la scuola, un asilo o altre strutture che prevedono al loro interno ed esterno la presenza di minori. Meglio evitare che il flusso di studenti venga a contatto con una pratica che per legge, a loro, sarebbe comunque vietata.
Che accade nel resto del mondo?
Di certo non è il caso di giocare d’azzardo in Corea del Nord. Doveste mai anche solo capitarci per una visita, evitate a tutti i costi di connettervi ai siti anche attraverso una VPN. Tuttavia, esiste una lieta eccezione per chi decide di passare un periodo da turista in questo esotico Paese. Un casinò è infatti aperto ai turisti, che possono spendere il loro denaro. Resta comunque severamente vietato alla popolazione locale.
Per quanto riguarda l'Unione Europea, ogni Paese decide da solo. Le normative sul gioco d'azzardo variano quindi nei singoli paesi, ma sta diventando sempre più comune che il gioco d'azzardo per soldi sia legale e che la pubblicità del gioco d'azzardo sia ridotta.


