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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa richiesta di aiuto inviataci da un lettore di nazionalità rumena che abita a Lucca e che alcuni giorni fa è rimasto coinvolto in un incidente nel centro storico:
Mi chiamo Onea Neculai e la sera di mercoledì 10 marzo verso le ore 19.30 ero in sella al mio scooter e stavo tornando a casa. Stavo percorrendo la Via della Rosa, all'interno delle mura di Lucca, quando all'incrocio con Via dell'Arcivescovato un'auto, non rispettando il segnale di stop, si immetteva improvvisamente in Via Della Rosa ed io, per evitare l'impatto, sono caduto a terra procurandomi alcune fratture tra cui una frattura cervicale.
L'auto, senza fare alcun cenno di fermarsi, si è dileguata, mentre io, spaventato e seppur dolorante, ho ripreso lo scooter e ho raggiunto casa per poi farmi accompagnare in ospedale vista l'intensità dei dolori e la difficoltà a muovermi.
Faccio quindi un appello a chi avesse visto la scena, ma, soprattutto, a quel signore che ha visto sicuramente quanto accaduto e che prima che io mi rialzassi per andare verso casa mi ha detto di stare tranquillo perché aveva preso il numero di targa dell'auto pirata. Gli sarei grato se potesse contattarmi o comunicare alle forze dell'ordine il numero di targa.
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“The show must go on”. Lo spettacolo deve andare avanti, deve proseguire. Come in ogni storia che si rispetti, degna di tanta popolarità.
Perché il famigerato “virus corona” altro che questo è diventato: uno show. Indecente, inguardabile, che ogni santo giorno viene mandato in scena a reti unificate, a qualsiasi ora, e dei morti, di chi sta male, di chi direttamente o indirettamente ne viene coinvolto, se ne fotte a trecentosessanta gradi: perché lo spettacolo deve andare avanti.
Deve perseguire lo scopo per cui è stato allestito: terrorizzare la gente, renderla mentalmente, psicologicamente, totalmente soggiogata da non potere più avanzare nessun diritto: nemmeno quello di pensarla diversamente.
I protagonisti dello show sono principalmente gli studiosi, che a distanza di un anno non c’hanno ancora capito nulla ma dall’alto dei loro ruoli pontificano e comandano. Poi seguono i politici di ogni rango a dar loro manforte, per proseguire con l’oceanico mondo dell’informazione (o disinformazione?) a cui i cittadini si prostrano, si assoggettano, si umiliano, si autodistruggono al punto tale da vedere come nemico il proprio vicino di casa, il coniuge, il genitore, l’amante, il miglior amico.
La deriva sociale ed economica consequenziale al virus corona sarà più catastrofica degli effettivi morti DA virus. Perché è bene ricordare che nel famigerato conteggio dei decessi quotidiani, coloro che ci lasciano perché affetti da tumore, Sla, problemi cardiaci o respiratori sistematicamente vengono annoverati tra i morti DA virus (non a causa delle patologie da cui erano afflitti) e non COL virus, spesso contratto proprio in quegli ospedali dove nulla funziona più per colpa dei tagli alla sanità perpetrati senza ritegno negli anni passati.
Nessuno è negazionista, nessuno sconfessa l’esistenza del virus corona.
Ma al fatto che esso sia diventato l’attore principale e imprescindibile di questo patetico show, non ci si può di certo opporre.
E’ trascorso un anno. E siamo ancora attaccati al palo, come si usa dire in certi frangenti.
Nel frattempo la gente si ammazza e ammazza, e le donne sono le vittime principali, alla faccia delle scarpette, delle panchine rosse e dei flashmob che non servono a nulla.. perché quel che occorrerebbe sarebbero pene severe e soprattutto certe, non ennesimi, esilaranti show mediatici.
E’ trascorso un anno e l’unica soluzione che si riesce a trovare sono le ennesime chiusure ..
Totali, a macchia di leopardo, improvvise e improvvisate. Ma sempre le estenuanti, assurde, odiose chiusure .. che a chi le invoca a gran voce, che poi sono gli stessi che trovi sempre in giro .., vorrei dire che molto presto recapiterò loro le mie bollette, la rata del mutuo, quella della macchina e sarò lieta di scroccargli tre pasti al giorno.
Perché se lo spettacolo deve proseguire .. tutti devono fare la sua parte.