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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa proposta per un progetto di una Bottega lucchese delle arti e dei mestieri da inserire nell'ambito di un progetto complessivo per il recupero della ex Manifattura tabacchi di Lucca:
Un augurio che faccio, per questo nuovo anno, è che si riesca a bloccare ogni progetto speculativo sulla ex Manifattura tabacchi e che, contestualmente alla lotta, inizi un bel confronto aperto sulla destinazione di questo grande contenitore urbano. Tra le idee che iniziano a circolare, molto interessante, è quella di inserire nel grande contenitore, un co-working per dare spazio alla creatività innovativa e per dare una mano a tirar su nuove esperienze lavorative, sarebbe bello, oltre che utile, che l’innovazione tecnologica si relazionasse con la storia della città e delle sue tradizioni. In questa ottica, quale migliore contenitore urbano potrebbe ospitare una: “BOTTEGA LUCCHESE DELLE ARTI E DEI MESTIERI”? Lucca, città medievale, nella sua unica e irripetibile bellezza, con i suoi secoli di storia, è il luogo ideale per accogliere e dare corpo e vita a questo progetto. Uno spazio fisico non museale ma vivo, trasformato in bottega che può diventare grazie ad artigiani di buona volontà, un laboratorio che produce, dimostra e insegna, trasmette memoria e sapere alle giovani generazioni, agli ospiti e ai suoi tanti visitatori che provengono da ogni angolo del mondo. Una bottega aperta anche alla valorizzazione e alla promozione del talento artistico e creativo. L’arte è in profonda sintonia con il progetto della Bottega lucchese delle Arti e dei mestieri, insieme si possono creare sinergie virtuose e uno spazio dove si possono incontrare e confrontare forme espressive figlie di culture e generazioni diverse.
Oggi, nell’era della robotica e dell’intelligenza artificiale, sopravvivono a stento esperienze, spesso individuali, di piccoli artigiani che operano attraverso la vendita dei propri prodotti nei mercati artigiani delle arti e dei mestieri che si ostinano, nonostante tutto, a mantenere vivi antichi mestieri, che oggi non hanno più nessuna possibilità di competere con cicli produttivi automatizzati e di resistere sul mercato globalizzato. Queste esperienze rischiano di disperdersi o di sopravvivere, ancora per poco, solo nei ricordi e nei racconti delle vecchie generazioni che se ne stanno andando. Questi artigiani resistenti, dimostrano con la loro attività, che nessuna delle macchine più tecnologiche e moderne sa fare altrettanto quanto la passione, l’abilità e l’esperienza di un talento artistico umano, con le loro mani, modellano crete e ceramiche, creano stoffe e tessuti con i vecchi telai a mano, soffiano il vetro, battono e modellano sull’incudine il ferro, disegnano e scolpiscono pietre, manipolano carta e qualsiasi altra materia di recupero. Mani esperte e sapienti, impastate di passione, sudore e fatica; grazie a loro sono rimaste in vita vecchie arti e mestieri tramandati di generazione in generazione in secoli di storia e di esperienza umana. Oggi, queste esperienze sono costrette nella marginalità più assoluta, lasciati soli e considerati alla stregua di una qualsiasi altra attività umana svolta con le macchine e con le tecnologie disponibili.
Una Bottega per la formazione con corsi destinati a quanti vogliono recuperare una propria manualità, sperimentare ed imparare le tecniche delle lavorazioni manuali, imparare antichi mestieri.
Una Bottega della qualità dove verranno esposti e venduti solo oggetti realizzati interamente a mano con una particolare cura nella ricerca di materiali e forme, pezzi unici e veri e propri oggetti d’arte realizzati da artisti ed artigiani. Il recupero e il riciclaggio di materia e materiali è un altro aspetto importante di questo progetto; insegnare, soprattutto ai giovani, nell’era dell’usa e getta e del consumismo sfrenato, che niente si distrugge ma tutto può essere trasformato, riportato a nuova vita e riutilizzato. Il concetto di rifiuto come risorsa potrebbe diventare una parte integrante di questo progetto culturale, attraverso l’organizzazione di laboratori di riuso e riciclo creativo. La gestione della struttura e del Progetto: “La Bottega Lucchese delle Arti e dei Mestieri” potrebbe essere garantita da un’associazione di artigiani che hanno i requisiti di qualità e rispondono alle caratteristiche di questo progetto che aderiscono volontariamente tramite bando ad evidenza pubblica.
Questo progetto, potrebbe promuovere e valorizzare arti e mestieri tradizionali, in profonda simbiosi e in continuità con la tradizione storica della città di Lucca. In questa bottega potrà incontrare il passato della tradizione, il presente, nel lavoro e nell’attività di operatori che hanno scelto di continuare a far vivere lavorazioni manuali, e il futuro, perché la Bottega rappresenta il luogo e lo spazio dove si trasferisce, alle nuove generazioni, il sapere antico e i segreti della manualità creativa e artistica.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta del professor Fabio Baroni sul futuro della ex manifattura tabacchi di Lucca e sulla, a suo avviso, necessità di passare a proposte concrete che abbiano un collegamento centrale con l'anima della città:
Manifattura: il tempo delle critiche, giuste, è finito. Ora è il momento della proposta concreta e alternativa.
Come intellettuale "indigeno" - che ha sempre fatto politica controcorrente - mi sono appassionato a Lucca ed ai progetti sulla Manifattura Tabacchi perché Lucca è un oggetto del genio umano irripetibile...ma anche salvabile, soprattutto perché lo stesso genio l'ha costruita ponendo forti ostacoli (le mura) a sé ed alla dissoluzione che altre città storiche hanno avuto.
Ho scritto anche brani di proposta ed ho letto tutti gli interventi ed oggi mi viene il dubbio se valga la pena di impegnarsi in questa discussione e battaglia.
La questione si può affrontare con due obbiettivi:
1) voler confezionare un progetto per salvare e rilanciare la Manifattura nel rilancio della città (che è in evidente crisi) e allora mi interessa.
2) combattere, anche con la Manifattura e Lucca, una lotta politica intestina alla città che pare - vista da fuori - orientata all'appuntamento previsto a breve per l'elezione del Sindaco e dell'Amministrazione, e non mi interessa per niente.
Credo, dunque, che - per prima cosa - si debba chiarire l'obbiettivo della discussione.
In secondo luogo, ho letto le varie proposte, e non le giudico, ma devo dire che non ne ho trovata alcuna che abbia l'obbiettivo primario di rilanciare la "specifica città di Lucca". Mi spiego: va rilanciata, nello specifico, "Lucca" e non una città ideale e generica. Le proposte che leggo vanno bene per qualsiasi città e sono, in sé e in questa logica, valide tutte, da quella avanzata dal Comune a tutte le altre. Ognuna dice un "uso" dei muri, del tetto, dei piazzali, dei solai, delle stanze di un edificio situato in Lucca. Ma noi non dobbiamo stabilire l'uso di un edificio generico ma la funzione attiva futura della Manifattura Tabacchi dentro Lucca e in un quadro di rivitalizzazione di Lucca.
I luoghi non sono mai neutri: essi richiamano emozioni e sentimenti popolari che sono sanciti –come "paesaggio"- nella Convenzione Europea del Paesaggio di cui il Consiglio d'Europa festeggia il ventennale. Di questo dobbiamo parlare: 1) di cosa è Lucca; 2) di cosa è la Manifattura Tabacchi dentro Lucca.
Così si può trovare un fil rouge e una linea guida.
Buttando nei Fossi due cose, un ossimoro, una contraddizione in termini:
1) il provincialismo, per cui ogni proposta, purché arrivi da qualche città o centrale blasonata, ha valore, quale che sia;
2) il campanilismo, opposto, per cui, alla fine, però, non si guarda mai fuori delle Mura (è un problema di tutte le città, non di Lucca solamente, è ovvio) per vedere come hanno fatto altrove nell'obbiettivo di "ritrovare l'anima della loro città". Quando dico che Dublino ha fatto del "suo" santuario, la Guinness, lo strumento del suo riscatto e rilancio, dico quello. Dublino ha trovato la sua strada nell'identità di Dublino. E dove doveva trovarla, sennò? E così, avevo fatto l'esempio della fabbrica Martell a Cognac. Ma ce ne sono molti altri.
La via, l'identità è già dentro le Mura di Lucca: va solo cercata seriamente e si trova.
Lucca è la Seta. La Manifattura –parola bellissima che indica il "fare a mano", così raro oggi- è il Sigaro toscano. Quelle due cose dicono pezzi dello spirito produttivo e commerciale di Lucca e dei lucchesi: si parte da lì.
Poi, nei Fossi anche la politica e le elezioni comunali, e si inizi a fare i conti: i discorsi non sono tutti belli ma anche quelli belli sono "discorsi". E qui ci vuole calcina e mattoni, e cioè milioni di euro per affrontare la Manifattura. E, dunque, ai Fossi anche la teoria –in questo campo, che non è la Scuola o la Sanità- del primato del "pubblico" (pubblico è meglio) che non è dimostrato mai. Se non ci fosse il privato, gran parte del patrimonio storico italiano (castelli, ville, giardini, ecc.) sarebbe come la Manifattura, fatiscente, e l'esempio dei Castelli della Lunigiana mostra come, salvo rare buone pratiche, la gestione "pubblica" sia fallimentare. Ma non è detto nemmeno che "privato è meglio".
Noi abbiamo bisogno, dato che servono milioni che il pubblico non ha, di privati i quali, però, in ambiti come Lucca, devono operare con "spirito pubblico", pur facendo il loro interesse e profitto. Ridare vita alla Manifattura Tabacchi, anche se fatta da un privato (e ben venga) è un'opera pubblica perché quello non potrà mai essere un edificio "privato": esso appartiene alla città. La Guinness, a Dublino, è un edificio privato ma con funzione pubblica: è un bene della città e non solo della Guinness. E, dunque, alziamo il tiro sapendo che di questo parliamo. Via dunque il provincialismo: a Lucca c'è chi può progettare Lucca (come nel Medioevo). Via dunque il campanilismo: l'idea madre, il modello, da adeguare alla realtà di Lucca lo possiamo trovare anche a Dublino e in tanti altri luoghi. Perché i lucchesi non sono né meglio né peggio di altri.
Ma Lucca è un'idea, e un'identità che va ben oltre il trito dibattito politico otto-novecentesco: essa è un Patrimonio dell'Umanità. Ed è centrale nel mondo.
Se si parte da lì, il Comune può guidare una revisione complessiva del Progetto, chiedere che si faccia business ma su un progetto identitario di Lucca, prendere il tempo necessario per fare le cose, senza perdere il finanziatore. La Guinness a Dublino fa grandi affari.
La proposta è semplice: salvare capre e cavoli. Non perdiamo il finanziamento e il finanziatore, senza cui la discussione è aria fritta, e ritroviamo e rilanciamo l'anima di Lucca, la sua identità. Il Comune ci pensi: si può salvare capre e cavoli se ci sarà una "linea guida" che esso darà al finanziatore, quale che sia. Ecco, questo varrebbe la pena di una discussione.