Cultura
In aprile a Lucca il violoncello Stradivari appartenuto a Luigi Boccherini
Il plauso di Marsili (Fondazione CaRiLucca) e Pardini (Comune di Lucca) per un evento davvero significativo per la città

Geppy Gleijeses protagonista de 'Il fu Mattia Pascal' da Luigi Pirandello per la regia di Marco Tullio Giordana
Dal romanzo di Luigi Pirandello, Geppy Gleijeses porta in scena Il fu Mattia Pascal (sabato 13 ore 21 e domenica 14 dicembre ore 16 e ore 21) nel libero adattamento firmato con il regista Marco Tullio Giordana

La Società dei Lettori - Francesca Duranti porta a Lucca "Il paese dei matti" di Federica Iacobelli
La Società dei Lettori - Francesca Duranti porta a Lucca "Il paese dei matti" di Federica Iacobelli, selezionato per l'assegnazione del Premio dei Lettori Lucca-Roma 2026. Appuntamento martedì 9 dicembre a Villa Rossi (Gattaiola, Lucca)

Il Museo del Risorgimento di Lucca e il Castello Teleki di Koltó: un legame tra storia, esperienze e territori
Sabato 29 novembre, nel Castello di Koltó (Coltau, Romania), in Transilvania, si è tenuta una conferenza su István Türr, Sándor Teleki e l'Italia. Quest'anno ricorre infatti il bicentenario…

La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo di Gioachino Rossini inaugura la stagione operistica 2025-2026 del Teatro del Giglio
La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo di Gioachino Rossini inaugura la stagione lirica 2025-2026 del Teatro del Giglio Giacomo Puccini con una produzione - realizzata in coproduzione con il Teatro Comunale di Ferrara - che debutterà sul palcoscenico lucchese venerdì 5 dicembre alle ore 20.00, con replica domenica 7 dicembre alle ore 16

Anniversario morte Puccini, il Giglio ha presentato il cast della Turandot
In occasione del 101° anniversario della morte del celebre maestro lucchese, il Teatro del Giglio Giacomo Puccini ha presentato il cast di una delle opere più celebri del compositore, la “Turandot”, che si terrà nel Centenario della sua prima esecuzione assoluta alla Scala di Milano del 25 aprile 1926, a due anni dalla scomparsa dell’autore

"The Black Blues Brothers" al teatro del Giglio fra musica e acrobazie
Il Teatro del Giglio Giacomo Puccini attenderà, mercoledì 10 dicembre, uno spettacolo imperdibile ed aperto a tutti, tra acrobazie, momenti di musica ed attimi di vero divertimento

"Il paese dei matti", Federica Iacobelli presenta a Lucca il suo libro sul sopravvivere alla vita e alla guerra
"Il paese dei matti", Federica Iacobelli presenta a Lucca il suo libro sul sopravvivere alla vita e alla guerra, selezionato per l'assegnazione del Premio dei Lettori Lucca-Roma 2026. Appuntamento martedì 9 dicembre a Villa Rossi (Gattaiola, Lucca)

Lavoro e disuguaglianze: e se Marx avesse avuto ragione?
L’attività, l’impiego, il mestiere, l’occupazione, la professione… In una parola, il lavoro. Costituisce un dato strategico nell’esistenza di milioni di uomini e donne perché rappresenta l’unico strumento per…

AML, il Quartetto Guadagnini chiude la stagione con la musica di Šostakovič e Mozart
Giunge al termine la Stagione dei concerti 2025 dell'Associazione Musicale Lucchese con un appuntamento di grande prestigio: il ritorno del Quartetto Guadagnini per il terzo capitolo dell'integrale dei…

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Fuori, un tempo da lupi: lampi, fulmini, saette. Una copiosa acqua piovana si riversa a terra rendendo le strade impraticabili e dal cielo qualche chicco di grandine scende a rinfrescare l'asfissiante aria del giorno.
Nel pieno di uno spaventoso - ma provvidenziale - acquazzone estivo, un fradicio cronista, accompagnato da un eroico fotografo, fa il suo ingresso nell'albergo-ristorante "La Lanterna" di Castelnuovo dove, al sicuro di un elegante salotto, ha trovato rifugio Mimmo Cuticchio: oprante, contastorie e puparo siciliano di fama internazionale.
Il maestro si trova lì, seduto su un divanetto, in disparte. È silenzioso, come assorto nei suoi pensieri. Cronista e fotografo provano ad avvicinarsi con discrezione, a piccoli passi, quasi intimoriti di interrompere un momento di profonda riflessione. Sulle prime un po' chiuso, man mano che l'intervista procede, sembra aprirsi di pari passo col sole che, al di là dalle finestre, si fa piano piano spazio tra le nuvole scure...
In attesa dello spettacolo su La pazzia di Orlando - spostato, all'ultimo minuto, dalla piazzetta Ariosto al teatro Alfieri - ecco un piccolo resoconto della piacevole chiacchierata avvenuta nel contesto della giornata dedicata al poeta emiliano in cartellone per il festival Mont'Alfonso sotto le stelle.
Maestro, è la prima volta che viene in Garfagnana?
"Conoscevo qualcosa di questa terra dalla letteratura, ma non ero mai stato qui".
Certo, il suo arrivo ha coinciso con un sinistro temporale; ma qual è stata la sua prima impressione?
"È sempre una bella sorpresa arrivare in luoghi come questo che, in qualche modo, fanno da sfondo ai racconti delle varie chanson de geste".
Alla chanson de geste si rifà anche l'Orlando Furioso. Perché ha scelto di rappresentare proprio questo titolo?
"Perché è un viaggio, è fantasioso. La cosa interessante, poi, è che Ariosto, nel poema, narra sì del mondo cavalleresco, ma in realtà parla di noi oggi. L'autore sembra dirci, tra le righe, che l'uomo, invece di combattere e conquistare, si dovrebbe spogliare delle proprie armi e abbandonare all'unica vera follia che è quella dell'amore".
Tutti noi abbiamo conosciuto - e, nella maggioranza dei casi, odiato - questo testo di Ludovico Ariosto sui banchi di scuola. Lei come consiglierebbe di approcciarlo?
"Probabilmente come cerco di fare io con i ragazzi: ovvero raccontandoglielo come se fosse una storia ancora viva. Come fare? Cercando di farli immedesimare nelle storie calandole nella loro quotidianità".
Nello specifico, il suo spettacolo si concentra su un episodio del poema: il viaggio di Astolfo sulla luna. Cosa c'è che la affascina in questo passaggio?
"Il fatto che è molto profondo e simbolico: il senno perso dagli uomini sulla terra è reso nel testo sotto forma di 'bolle d'aria' sulla luna. Giovanni, l'evangelista, appare nelle vesti della 'ragione' che Astolfo non può fare a meno di assecondare. Oggi, con le guerre in corso, credo che il 'dialogo' possa far recuperare il senno agli uomini".
Crede che questa opera possa essere oggi raccontata ai giovani con un linguaggio più 'moderno'?
"Certamente il fumetto e il fantasy - con l'ironia, il gioco, la bellezza - possono essere nuove forme letterarie accattivanti per rendere l'Orlando Furioso. Un adattamento sul grande schermo? Anche, ma bisogna stare attenti".
Mimmo Cuticchio: maestro, attore, regista... Lei come si definisce?
"Oprante, perché opero nel teatro - cosiddetto - d'opra; ma sono anche puparo, perché costruisco i pupi; infine, sono l'unico contastorie".
Che differenza c'è, scusi, tra contastorie e cantastorie?
"L'antropologo ed etnologo palermitano, Giuseppe Pitré, spiegava che: i 'contastorie' erano coloro che raccontavano le storie cavalleresche, senza usare alcuno strumento musicale, ma avendo in mano solamente una simbolica spada di legno; i 'cantastorie', invece, erano più cronisti di attualità".
Insomma, ci par di capire che il suo può essere definito un lavoro intellettuale e artigianale allo stesso tempo...
"Assolutamente. Mi piace il modo in cui, nel medioevo, chiamavano gli artisti: "artigiani", appunto. Penso che artigianale stia per contemporaneo".
Come ha imparato la sua arte?
"L'ho 'rubata', come si soleva dire un tempo. Un po' da mio padre, Giacomo, e un po' dal mio maestro, Giuseppe Celano. Da loro ho carpito le tecniche, ma senza frequentare alcuna scuola, perché non erano questi mestieri per i quali si potevano fare corsi o laboratori. A forza di guardare, si apprendeva".
Una curiosità: è vero che è apparso nella trilogia de Il Padrino di Francis Ford Coppola?
"Sì, nel terzo. Una piccola apparizione nella scena in cui i protagonisti, Al Pacino e Diane Keaton, vanno in questo paesino, dove ci sono un matrimonio, una banda musicale e, appunto, un narratore dei pupi".
E come è nata questa collaborazione?
"Coppola stava girando a Palermo, al teatro Massimo, e, durante le pause, veniva a passeggiare lungo la strada. Un giorno, trovandomi io proprio lì di fronte, mi vide lavorare. Lo vidi affacciato e allora gli dissi di entrare. Lui stette qualche mese nel capoluogo siciliano e, puntualmente, ogni giorno mi veniva a trovare. A un certo punto mi disse: "Mi piacerebbe inserire nel film la Baronessa di Carini. La conosci?" al ché gli risposi: "Sì, certo che la conosco". Ne abbiamo quindi parlato e, con lui stesso, abbiamo scelto i tre pupi che dovevano fare i personaggi principali. Quindi abbiamo lavorato una giornata insieme in un piccolo paesino che si chiama Forza d'Agro".
Com'è stato lavorare con un regista del suo calibro?
"È stato bello, divertente. Lui era come un bambino quel giorno. Nella scena racconto della morte della baronessa di Carini, poi arrivano Al Pacino e la Keaton e lei, pressappoco, gli dice: "Ah, così risolvete i problemi in Sicilia?" (cioè, uccidendo la figlia) e lui le risponde: "Non ti dimenticare che sono storie di pupi..."
Ha mai accettato parti più importanti sul grande schermo?
"Ho fatto l'attore solo in un film: Terraferma, di Emanuele Crialese. L'ho fatto perché il tema era talmente importante che non mi andava di rifiutare. Nella pellicola vesto i panni di un pescatore".
Un'ultima domanda: qual è il suo rapporto con il cinema?
"Avrei potuto fare molte più cose di quelle che ho fatto. Di solito sfuggo. Mi piace il cinema, ma penso sia un altro mestiere. Mi potete vedere, per esempio, nel film Baarìa, di Giuseppe Tornatore, in cui io racconto il film muto Cabiria del 1914 con le didascalie di D'Annunzio. Nella scena c'è un ragazzo che litiga con me e mi dà un morso nell'orecchio dentro una sala cinematografica. Perché ho fatto questo? Perché il regista voleva che apparissi proprio in veste di contastorie e, quindi, non gli ho potuto dire di no".
Foto di Tommaso Teora
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Umile, semplice, spontaneo. Aka 7even rappresenta il volto migliore di questa bistrattata 'generazione z'. Se nel look può ricordare alcuni trappers di tendenza, nella musica è anni luce lontano. "Vorrei fare sesso, ma con la tua mente" canta. E quando mai si è sentita questa frase nei brutali testi dei suoi coetanei rappers?
Tanto di cappello. "Aka" (come - simpaticamente - lo chiamano i suoi giovanissimi fans) è un ragazzo gentile e genuino. Uno che non ostenta, insomma. Giunto sul palco con oltre mezz'ora di ritardo - per colpa non certo sua, ma di un guasto al treno - la prima cosa che ha detto davanti al pubblico è stata "Scusatemi". Dove si ritrova un idolo così?
La Fortezza di Mont'Alfonso fremeva dalla voglia di sentirlo cantare. Basti dire che qualche supporter sfegatato era in fila dalle prime ore del pomeriggio (sfidando pure un'acquazzone estivo). Quando poi il cantautore campano è arrivato a Castelnuovo - finalmente -, c'è chi si è alzato dal suo posto per corrergli incontro, ovunque si trovasse.
L'artista, dal canto suo, non si è risparmiato. Carico come una molla, nonostante tutto, ha speso fino all'ultima goccia di sudore per far divertire ed emozionare gli oltre 400 spettatori presenti. "Ho la testa che mi fuma" ha detto a un certo punto. Si può immaginare, dopo la corsa fatta per esserci. Eppure non c'è stato un attimo di pausa: il 21enne performer ha saltato, urlato, incitato; si è perfino seduto alla batteria per un infuocato assolo strumentale.
La scaletta è stata un crescendo di emozioni: dalla sentita Perfetta così alla profonda Come la prima volta, fino alla struggente When I was your man, cover del noto brano del cantante hawaiiano Bruno Mars; poi un momento più chillin', ovvero rilassato, con la spensierata Eazy; ed, infine, l'energia travolgente delle ritmatissime Toca e Loca (quest'ultima riproposta come bis).
Nonostante qualche problema tecnico (una cassa difettosa), tutto è filato liscio sotto il profilo dell'organizzazione. Un doveroso plauso va allo staff del festival "Mont'Alfonso sotto le stelle" e a tutti gli operatori e volontari che prestano il loro tempo e la loro professionalità per la riuscita degli eventi.
Sotto una stupenda luna gialla e un cielo scuro bardato di stelle, c'è chi non ha smesso di ricantare il motivetto della sua canzone preferita, dirigendosi verso l'auto per tornare a casa.
Foto di Andrea Cosimini
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